Sezione dedicata ad articoli e documenti importanti sul Concilio Vatucano II e sulla Chiesa Cattolica in genere.
Matrimonio indissolubile per natura
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Tratto da un articolo di Giacomo Samek Lodovici
Il divorzio è una violazione della promessa solenne con cui i coniugi si impegnano per tutta la vita, donando la propria identità (che non muta). Ed è un grave torto nei confronti dei figli. Nel dibattito sul divorzio che si svolse trent’anni fa all’epoca del referendum, e nei discorsi su questo tema che si fanno tutt’oggi, si deve rilevare un grande equivoco, cioè l’erronea convinzione secondo cui solo i credenti, mediante la fede, possono sostenere l'indissolubilità del matrimonio. Quest’opinione è un errore madornale, perché l’indissolubilità del matrimonio religioso non è solo una verità di fede, bensì anche una verità che qualunque uomo può comprendere, anche se non è cristiano, anche se é ateo, mediante la sola ragione. Sembra paradossale, ma possiamo dimostrare che non lo è.
Articolo tratto dal sito dei Francescani missionari a servizio della Terra Santa
Oggi tutti più o meno si parla di famiglia, di questo valore primario in via di felice recupero dopo anni di quasi abbandono. Non sempre però se ne parla a proposito, nel debito modo, con senso di realismo. Spesso il discorso resta nozionistico, astratto, senza aggancio alla vita. E questo perché manca la forza di un esempio concreto, vivo, trainante. Manca, in particolare, la presentazione di quella “Famiglia-modello” che è l’ideale domestico divenuto palpitante realtà: la Santa Famiglia di Nazaret.
L'umiltà fa conoscere all'uomo se stesso e Dio. Come il fuoco riduce in cenere e abbassa le cose alte, così l'umiltà costringe il superbo a piegarsi e a umiliarsi, ripetendo le parole del Genesi: "Polvere tu sei e in polvere tornerai" (3,19).
Il vero umile si ritiene un verme, un figlio di verme e putredine. Il disprezzo di sé (contemptus sui) è la principale virtù dell'uomo giusto, con la quale egli, verme della terra, si contrae e si allunga per raggiungere i beni celesti. La superbia è il più grave peccato davanti a Dio e l'umiltà è la più nobile delle virtù. Essa sostiene con modestia le cose ignobili e disoneste ed è aiutata dalla grazia divina. L'umiltà è paragonata a un fiore, poiché come un fiore essa ha la bellezza del colore, la soavità del profumo e la speranza del frutto. "Quando vedo un fiore - osserva sant'Antonio - spero nel frutto; così quando vedo un umile, io spero nella sua beatitudine celeste".
Tratto dal sito: www.santantonio.org