Se questa parola ti capita, come a me è successo, di leggerla dopo una notte insonne, passata a pregare ad invocare il suo nome, perché ponesse fine al tormento che si rinnova ogni volta che mi distendo, di muscoli e tendini che si ribellano, tesi e contratti a legarti i movimenti, il fiato e la voce, viene inevitabile chiedersi perché e fino a quando la misura non viene colmata.
Ma niente avviene a caso e sempre il Signore ha qualcosa di più da insegnarci.
All’alba, dopo ore passate a cercare uno sbocco, una strada per non impazzire, il mio pensiero è andato ai tanti che negli ospedali e non solo, di notte si sentono più soli, a combattere la quotidiana battaglia con il male che li attanaglia.
Li ho guardati e mi sono guardata, ho alzato gli occhi al crocifisso e insieme a Gesù mi sono rivolta al Padre, nostro, mio, di Gesù, di tutti, e ho ritrovato il filo che pareva spezzato, il senso che sembrava smarrito, la gioia di potere, con Lui, condividere la compassione ed entrare con Lui in comunione.
Gesù non a caso interviene sempre su quelle malattie che ci isolano dagli altri, che ci portano alla morte, privati dello scambio vitale di doni e carismi che mantengono salda a compatta ogni costruzione.
Perciò Gesù guarisce il lebbroso, la cui malattia lo teneva separato dalla comunità a cui apparteneva..
Ma quanta strada ho dovuto percorrere per entrare in quella relazione misteriosa e straordinaria con tutto ciò che esce dalle Sue mani !
La sofferenza, la via stretta per incrociare il suo sguardo e permettere che mi guarisse.
Anonimo