Nostro Signore Gesù Cristo Re dell'Universo

CristoPantocrator

Cristo Pantocrator, mosaico Cattedrale di Cefalù

Vangelo Lc 23, 35-43
Signore, ricordati di me quando entrerai nel tuo regno.

Dal vangelo secondo Luca
In quel tempo, [dopo che ebbero crocifisso Gesù,] il popolo stava a vedere; i capi invece deridevano Gesù dicendo: «Ha salvato altri! Salvi se stesso, se è lui il Cristo di Dio, l'eletto».
Anche i soldati lo deridevano, gli si accostavano per porgergli dell'aceto e dicevano: «Se tu sei il re dei Giudei, salva te stesso». Sopra di lui c'era anche una scritta: «Costui è il re dei Giudei».
Uno dei malfattori appesi alla croce lo insultava: «Non sei tu il Cristo? Salva te stesso e noi!». L'altro invece lo rimproverava dicendo: «Non hai alcun timore di Dio. tu che sei condannato alla stessa pena? Noi, giustamente, perché riceviamo quello che abbiamo meritato per le nostre azioni; egli invece non ha fatto nulla di male».
E disse: «Gesù, ricordati di me quando entrerai nel tuo regno». Gli rispose: «In verità io ti dico: oggi con me sarai nel paradiso».


 

Commento di mons. Antonio Riboldi

Solennità di Cristo Re

Dio guarda alla nostra vita come 'un cammino verso di Lui'.
Tutti conosciamo le difficoltà che si incontrano in questo cammino e, per di più, in un mondo che sempre ripete la storia di Adamo ed Eva, tentato dal più astuto degli esseri.

Facile non capire il perché viviamo, e allora si dà alla vita un non-senso, come un pittore che, non avendo bene appreso l'arte del dipingere, si diverte a scarabocchiare o imbrattare una tela, alla fine rendendola roba da buttare.

Facile affermare quanto una giovane un giorno mi disse, con la disperazione negli occhi, specchio del buio della sua anima: 'Io non ho chiesto di nascere e voi preti lo chiamate dono. Un dono che non capisco e rifiuto, perché mi fa solo impazzire, al punto che lo vorrei buttare, ma non ne ho il coraggio. È un peso troppo grande e non ho la forza di portarlo. Ma perché la vita deve essere un peso e non una gioia?'. Ma è proprio così?
Sappiamo tutti, o dovremmo saperlo, che la vita non è un peso.

È una difficile lotta, sì, ma meravigliosa per arrivare alla pienezza della felicità, come è nella volontà di Chi ci ha fatto questo dono: il Padre.

Dio sa molto bene come, da soli, vivere sia camminare in un pericoloso buio, quando invece si ha bisogno di una intensa luce.

Doveva essere questo il nostro destino, un meraviglioso stare nella Luce e nella Pace, se non ci fosse stato, da parte dell'uomo, con il peccato originale, il rifiuto di Dio.

Un rifiuto che oggi spesso continua...creando i danni che tutti conosciamo.
Ma la bontà del Padre non poteva, né può, lasciarci nella insostenibile solitudine.
E ci ha donato Suo Figlio, Gesù, che venne tra noi, come uno di noi, e da allora si è fatto così vicino a noi, da essere 'l'immensa Luce' di cui abbiamo bisogno.

Per entrare nella Sua Luce, la Chiesa ci propone l'anno liturgico, ossia interpreta il tempo, ritmandolo sulla vita di Gesù, tra di noi.

Inizia con l'attesa di Dio, chiamato tempo di Avvento; quindi la nascita del Figlio, cioè il Natale; il tempo della crescita, nel silenzio di Nazareth, sotto la guida di Maria e Giuseppe; la Sua missione tra di noi per tre anni; il compimento del Suo amore nella crocifissione, resurrezione e ascensione, per far posto allo Spirito Santo nella Pentecoste. Infine la Chiesa chiude l'anno con una solennità, il trionfo di Dio, che è la regalità di Gesù Cristo, Re dell'universo.

E che Gesù sia realmente e sempre 'il Sovrano di tutto e di tutti', lo descrive bene S. Paolo nella Lettera ai Colossesi:
"Fratelli, ringraziate con gioia il Padre che vi ha resi capaci di partecipare alla sorte dei santi nella luce. È lui che ci ha liberati dal potere delle tenebre e ci ha trasferiti nel regno del Figlio del suo amore, per mezzo del quale abbiamo la redenzione, il perdono dei peccati. Egli è immagine del Dio invisibile, primogenito di tutta la creazione, perché in lui furono create tutte le cose nei cieli e sulla terra, quelle visibili e quelle invisibili: Troni, Dominazioni, Principati e Potenze. Tutte le cose sono state create per mezzo di lui e in vista di lui. Egli è prima di tutte le cose e tutte in lui sussistono. Egli è anche il Capo del corpo, della Chiesa. Egli è principio, primogenito di quelli che risorgono dai morti, perché sia lui ad avere il primato su tutte le cose. È piaciuto infatti a Dio che abiti in lui tutta la pienezza e che per mezzo di lui e in vista di lui siano riconciliate tutte le cose, avendo pacificato con il sangue della sua croce sia le cose che stanno sulla terra, sia quelle che stanno nei cieli". (Col. 1, 12-19)

E' davvero incredibile come Dio, il Padre, ci abbia amato e ci ami tanto, al punto da considerarci tutti, senza eccezioni, 'suoi tesori', come tante volte ci chiamavano le nostre mamme.

Difficile anche solo immaginare quanto ci voglia bene e quanto davvero ci sia vicino, ci sostenga e ci desideri un giorno partecipi del Suo ineffabile Regno.

I Santi, da quelli più grandi a quelli feriali, non solo capirono questo 'stare nel Cuore di Dio', ma ne facevano il senso meraviglioso dell'esistenza, fino a dire come S. Paolo: 'per me vivere è Cristo'.

Purtroppo noi, spesso, siamo come 'malati di miopia spirituale', quella generata dalla superbia o dal vuoto di fede: una miopia che fa della vita un vivere senza paternità, come orfani che non sanno chi li ha generati e a chi interessi la loro vita. Ci riempiamo gli occhi di illusorio stupore, verso realtà che 'brillano' di luce falsa: la ricchezza, la bellezza esteriore, il piacere, la posizione sociale, il potere, che nulla hanno a che fare con l'amore e la gioia.

L'amore nasce nell'umiltà, che è la via per manifestarsi, per fare posto a chi si ama, e si dona con fedeltà.
Possiamo dunque capire perché l'evangelista Luca esalta 'la regalità di Cristo', in un momento drammatico, in cui Gesù appare nella peggiore condizione, in cui un uomo possa essere ridotto... ma che diventa trionfo ineguagliabile, quando questo 'nulla' è stato accettato come supremo atto di amore.

"In quel tempo, (dopo che ebbero crocifisso Gesù) il popolo stava a vedere; i capi invece deridevano Gesù, dicendo: 'Ha salvato altri! Salvi se stesso, se è lui il Cristo di Dio, l'eletto'. Anche i soldati lo deridevano, gli si accostavano per porgergli dell'aceto e dicevano: 'Se tu sei il re dei Giudei, salva te stesso'. Sopra di lui c'era anche una scritta: 'Costui è il re dei Giudei'". (Lc. 23, 35-43)

Trovavano assurdo che uno, che affermava di essere re, 'ma non di questo mondo', finisse nel modo più disonorante sulla croce senza alcuna resistenza.
Dov'era la sua forza? La sua potenza?, forse, si chiedevano.

Davvero la regalità di Gesù ha nulla da condividere con il concetto di regalità che abbiamo noi uomini. Noi siamo abituati a chiamare 'grandi' quanti nella politica, nell'economia, nella vita sociale, sanno imporsi con 'visibilità', che spesso sa di voglia di affermarsi, di stupire.

Basta assistere alle folle che 'corrono per vedere, sentire' qualche divo o personaggio... Ma spesso questa 'potenza' umana è tutto fuorché amore. Un potente è difficile anche solo da accostare!
Mentre a portata di mano, pronta ad ascoltarci, a mettersi nei nostri panni, a rivestirsi delle nostre tristezze, a ridarci speranza, è la persona 'umile', che per la sua bontà invita ad aprire il cuore.

Un grande cristiano disse: 'La superbia e il potere, tante volte, usano i poveri per farsi strada. Solo l'amore, facendosi povero, fa strada ai poveri'.

Ed è quello che ha fatto Gesù, 'il Re dei re': l'umiltà che si annulla in croce, per darci 'Tutto'.
Viene allora da chiedersi: 'Come mai Gesù non è il Re della nostra vita?
Sulla croce Lui stesso ha dato la risposta: 'Non sanno quello che fanno'.

Eppure la sete dell'uomo, oggi, lo pone in ricerca di qualcuno che davvero lo comprenda e lo ami, pronto ad accoglierlo, sempre, senza limiti.

Quell'inconfessato scontento di tanti, che cercano chi possa capirli o chi seguire, come unico amore, la dice lunga sul bisogno di incontrare Cristo, nostro Re.

Anche Papa Francesco, proprio riguardo la regalità di Cristo, ha affermato:
"Davanti a Pilato Gesù dice: Io sono Re; ma la sua è la potenza di Dio, che affronta il male del mondo, il peccato che sfigura il volto dell'uomo. Gesù prende su di sé il male, la sporcizia, il peccato del mondo, anche il nostro peccato, e lo lava, lo lava con il suo sangue, con la misericordia, con l'amore di Dio. E' con la croce che ha vinto il male. Questo è Gesù. Questo è il suo cuore che guarda tutti noi, che guarda le nostre malattie, i nostri peccati. E' grande l'amore di Gesù. Gesù è Dio, ma si è abbassato a camminare con noi. E' il nostro amico, il nostro fratello. Qui ci illumina nel cammino... Guardiamoci intorno: quante ferite il male infligge all'umanità! Guerre, violenze, conflitti economici che colpiscono chi è più debole, sete di denaro, di potere, corruzione, divisioni, crimini contro la vita umana e contro il creato! E i nostri peccati personali: le mancanze di amore e di rispetto verso Dio, verso il prossimo e verso l'intera creazione. Gesù sulla croce sente tutto il peso del male e con la forza dell'amore di Dio lo vince, lo sconfigge nella sua risurrezione... Cari amici, noi tutti possiamo vincere il male che c'è in noi e nel mondo: con Cristo, con il Bene!... Con Cristo possiamo trasformare noi stessi e il mondo. Dobbiamo portare la vittoria della Croce di Cristo a tutti e dappertutto; portare questo amore grande di Dio. E questo chiede a tutti noi di non avere paura di uscire da noi stessi, di andare verso gli altri".

Viene allora da dire un grande Grazie a Gesù, nostro solo Re, Colui che ha tanta cura della nostra vita, quella vera, e vuole amore, per donare pace e gioia a noi e, attraverso di noi, a tutti.

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