Tu che leggi..., sì proprio tu, credi davvero che Cristo è risorto?
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La grande notizia: Cristo è risorto!
Se ci credessimo pienamente, la mia, la tua vita, la storia del mondo cambierebbe... E parliamo della Pasqua. Prima cosa: a crederci sul serio, qui dovrebbe cambiare ogni cosa: la mia e la tua vita, la storia del mondo. Io non credo che ci crediamo sul serio. O almeno, io ho molti dubbi circa la mia fede. Credere è vivere, è testimoniare,è cercare di renderci sempre più conformi con ciò che si crede.
Credere che Cristo è risorto, vorrebbe dire vivere una vita da risorti; vorrebbe dire non avere più paura della morte (O morte, dov'è la tua vittoria? dov'è il tuo pungiglione?: I Cor 15,55). Anche se può sopravvivere la ferita dello strappo violento, del distacco inatteso, e quel silenzio infinito che è proprio della morte. Certo, l'ultima nemica è la morte; ma altrettanto certo è che l'ultima parola non è della morte.
Non cercate tra i morti Colui che vive (Lc 24,5): già ora Egli vi precede su tutte le vie. Pensiamo: una Chiesa che crede davvero alla risurrezione! Sarebbe una realtà inaudita, sarebbe veramente una rivoluzione e sarebbe una Chiesa libera, incondizionatamente libera, con nulla da perdere mai. Pensiamo: una Chiesa che vive la vita del Risorto! Che appunto annuncia al mondo la verità in cui nessuno riesce veramente e totalmente a credere. Perché questo è il dubbio generale, onde ricorriamo tutti ai ripari.
Difficile credere che la vita vinca sulla morte, specialmente in una civiltà di morte come la nostra.
Abbiamo tutti la morte in faccia. Anche i bambini sono segnati dalla morte. Difficile credere che il bene vinca sul male: che non sono queste le cose che contano! Credere non tanto nell'avvenire quanto nel futuro dell'uomo. La distinzione tra avvenire e futuro è data dalla morte di Cristo.
Ecco l'avvenire. Avevano accuratamente previsto ogni cosa, bisognava assolutamente farlo morire: Non in giorno di festa, perché non ci fosse tumulto del popolo (Mt 26,5); bisognava anche premunirsi, screditarlo bene, diffamarlo davanti a tutta la gente; e poi farlo crocifiggere fuori le mura in mezzo a due malfattori, come un infame, come un maledetto. Poi chiuderlo in un sepolcro sicuro, sotto una pietra pesante; e poi provvedere anche a montar la guardia. Questo è avvenire: tutto previsto, tutto assicurato.
Ciò che non era previsto era proprio il futuro: questo dato misterioso della storia... Così è dunque il futuro. Mentre le donne andavano di buon mattino al sepolcro portando aromi per ungere il suo corpo (cose ancora proprie dell'avvenire), ecco che udirono un rombo come di gran terremoto: Un angelo del Signore scese dal cielo, si accostò, rotolò la pietra e si pose a sedere su di essa (Mt 28,2).
Questo il futuro: l'imprevedibile, il momento non pianificato... Sembrava tutto perduto, irrimediabilmente perduto. Sembrava che solo la potenza e la violenza e l'ingiustizia, e l'infamia e la morte avessero l'ultima parola. Invece... Pasqua: festa del riscatto. Che vuol dire: di uno che paga per la vita di un altro.
Festa della liberazione, festa del povero che vince. A proposito, sono i poveri la profezia di Dio, oscura e terribile: sempre incombente profezia di Dio. I poveri li avrete sempre con voi (Mt 6,11): a rompere i vostri piani, le vostre sicurezze. Pensare che non ci sarà mai pace sulla terra finché ci sarà un solo povero che grida giustizia.
E i potenti, più sono potenti più si sentono minacciati. Sono i poveri la paura dei ricchi, il loro incubo notturno, l'insopprimibile inquietudine del mondo; essi, gli anonimi strumenti di Dio contro i ricchi per cui i loro piani non riescono mai, né saranno mai sicuri dei loro possessi. Ci saranno sempre guerre finché ci saranno dei poveri e delle ingiustizie da rivendicare. E Cristo è la loro immagine, che nessuno potrà mai cancellare dalla terra. Pensate, ogni domenica è Pasqua: è come se l'asse della terra si fosse spostato. La terra non gira più sotto l'impero della morte. La risurrezione di Cristo è l'unica cosa nuova sotto il sole: la causa dell'uomo che continua...
David Maria Turoldo (Aprile 1984)
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