A che cosa devo che la madre del mio Signore venga da me?

Domenico ghirlandaio visitazione louvre 01

Visitazione di Maria a S.Elisabetta - Domenico Ghirlandaio, museo di Louvre, Parigi

Vangelo  Lc 1,39-45

Dal vangelo secondo Luca

In quei giorni Maria si alzò e andò in fretta verso la regione montuosa, in una città di Giuda. Entrata nella casa di Zaccaria, salutò Elisabetta. Ap­pena Elisabetta ebbe udito il saluto di Maria, il bam­bino sussultò nel suo grembo. Elisabetta fu colmata di Spirito Santo ed esclamò a gran voce: «Benedetta tu fra le donne e benedetto il frutto del tuo grembo! A che cosa devo che la madre del mio Signore venga da me? Ecco, appena il tuo saluto è giunto ai miei orec­chi, il bambino ha sussultato di gioia nel mio grembo. E beata colei che ha creduto nell'adempimento di ciò che il Signore le ha detto».

Commento di mons. Antonio Riboldi

Facile immaginare la grande attesa della Solennità del Natale di Gesù, per chi ha vera fede, poiché il Natale altro non è che il grande Evento che segna il ritorno di Dio tra di noi, come Padre. E' davvero incredibile la storia di Dio tra di noi. Ci aveva creati per essere sempre felici con Lui, ma tutto dipendeva dal nostro 'sì' al Suo Amore. Un sì che è stato messo alla prova ed è stato rifiutato, per preferire il nostro egoismo, Quel 'no' dei nostri progenitori ci è costato la tristezza del sentirsi orfani e l'esilio, durato tanti secoli. A volte si ripete tra di noi, oggi, con troppa facilità. Impossibile vivere felici, sapendo di essere fuori casa: il Cielo, la comunione con Dio. 

Siamo stati creati 'a sua immaginé: rinnegando Dio, rinneghiamo la nostra stessa vera identità, è dunque impossibile essere in pace con noi stessi, con i fratelli e con Lui. Questa è la nostra vera infelicità. Lo sa bene il Padre. Ecco dunque il Natale: il ritorno di Dio tra di noi, tramite Gesù, Suo Figlio, che si è fatto uno di noi, per riportarci al Padre. E la storia di ciascuno di noi, senza eccezioni, è tutta nel saper vivere questo dono della vita, ricevuto, per tornare alla nostra Casa, il Cielo, con il Padre, insieme a tutti i nostri cari, a tutti i fratelli. 

Il nostro 'sì' personale è iniziato il giorno del Battesimo, attraverso coloro che lo hanno pronunciato, riservandosi di farcelo gradualmente capire, per poterci impegnare consapevolmente e con tutto l'amore del nostro cuore. Quel sì era accettare di dare alla vita il suo vero significato: un cammino di ricerca di Dio, per imparare 'ad amarlo con tutto il cuore, con tutta la mente, con tutto noi stessi'. È un poco la storia narrata da Gesù nella parabola del figlio prodigo. 
Viveva felice nella casa del Padre. Ad un certo punto decide di andarsene, scegliendo il mondo, con le sue modalità e regole, potere, successo, vanagloria, merito al più forte e sopraffazione del più debole, piacere... che nulla hanno a che fare con la realtà dell'Amore. 

La domanda che sempre mi pongo è: 'Si può davvero conoscere la bellezza della vita, fuori dalla comunione con Dio, che ne è artefice e creatore? Che cosa ci offre il mondo?' Gesù lo sa e ben lo descrive nella parabola. Il figlio prodigo, allontanatosi dal padre, per un breve periodo è affascinato e attratto dalle lusinghe del mondo, ma finisce... miserabile, senza dignità, abbandonato da tutti, senza un futuro. Solo la Grazia e l'Amore del Padre gli fanno sentire la nostalgia, il desiderio di ritornare, fosse anche come servo e basta. Noi Siamo infedeli ma Dio è 'fedeltà e misericordia per sempre'. Il Padre continua ad attendere quel figlio sulla porta di casa... ed è festa, grande festa per quel ritorno tanto atteso. 

Il Santo Natale di Gesù, Figlio di Dio e Figlio dell'uomo, altro non è che il ritorno a casa dell'umanità tutta. Un ritorno che Gesù ci ha meritato, cancellando il passato con lo. Sua morte e Resurrezione. Incredibile amore, incredibile opportunità, che si ripete, per ciascuno di noi! 
La solennità del Natale di Gesù è il giorno della grande Gioia nello scoprire che Dio stesso si fa carico della nostra storia, per farci entrare nella vera Storia con Dio. Lui, 'per il quale tutto è stato creato" inizia la sua vita umana, cominciando dal nulla, dalla massima povertà, nascendo in una povera grotta, perché 'nella città non c'era posto' per la Sacra Famiglia. 

È come se il mondo avesse urlato il suo 'NO' alla Presenza di Dio tra di noi. Per Lui non c'era, e tante volte anche oggi, non c'è posto... Ma dobbiamo saperlo: l'uomo, ogni uomo, che, ripetendo la superbia dei progenitori, preferisce il mondo al Padre, ricrea fin da quaggiù il suo stesso inferno. Non sia così per noi: celebrare il Santo Natale sia un grande Grazie di tutti, perché Dio è rinato e vive tra di noi, ridandoci quella Gioia che abbiamo forse rifiutata, ma che oggi vogliamo accogliere, lasciando che la Sua Presenza ritorni viva nella nostra esistenza. Questo è il fascino interiore del Natale, questa la Gioia profonda e duratura, pur nelle difficoltà del nostro pellegrinaggio, che il Natale vuole donarci. Quella Gioia che il vangelo di oggi ci narra, nell'incontro tra Maria ed Elisabetta, che definisce la cugina: 'Beata tu fra tutte le donne e benedetto il frutto del suo seno, Gesù', Una conferma per Maria che esprimerà la pienezza dell'Amore per il Padre, per il Figlio concepito per opera dello Spirito Santo, con il canto del Magnificat.

L'incontro di Maria ed Elisabetta è l'incontro di due annunzi dal Cielo, di due atti di grandissima fede, che le rende protagoniste di promesse divine. Grande è la commozione, se si ha fede, nel meditare questo atto di Amore di Dio per l'uomo: un Amore che non è solo una parola che si ferma al suono, ma si fa totalmente dono di vita, la vita di Gesù tra noi. Un Amore totale che cancella ogni traccia di distacco dal Padre con la Sua Morte e Resurrezione. Ora siamo davvero figli di Dio, sempre che noi lo vogliamo ed accettiamo la Sua Presenza nella nostra vita. Ridiamo anche noi alla Solennità del Natale, che ci apprestiamo a vivere, quel senso di gaudio e di gioia interiore, manifestato da Maria con il suo Magnificat. 
 

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