03/29 2020

Io sono la resurrezione e la vita

Gesù-resuscita-lazzaro

Vangelo Gv 11, 1-45(forma breve: Gv 11,3-7.17.20)

 

Io sono la resurrezione e la vita.

Dal vangelo secondo Giovanni

In quel tempo, un certo Lazzaro di Betània, il villaggio di Maria e di Marta sua sorella, era malato. Maria era quella che cosparse di profumo il Signore e gli asciugò i piedi con i suoi capelli; suo fratello Lazzaro era malato. [ Le sorelle mandarono dunque a dire a Gesù: «Signore, ecco, colui che tu ami è malato».
All’udire questo, Gesù disse: «Questa malattia non porterà alla morte, ma è per la gloria di Dio, affinché per mezzo di essa il Figlio di Dio venga glorificato». Gesù amava Marta e sua sorella e Lazzaro. Quando sentì che era malato, rimase per due giorni nel luogo dove si trovava. Poi disse ai discepoli: «Andiamo di nuovo in Giudea!». ] I discepoli gli dissero: «Rabbì, poco fa i Giudei cercavano di lapidarti e tu ci vai di nuovo?». Gesù rispose: «Non sono forse dodici le ore del giorno? Se uno cammina di giorno, non inciampa, perché vede la luce di questo mondo; ma se cammina di notte, inciampa, perché la luce non è in lui».

Disse queste cose e poi soggiunse loro: «Lazzaro, il nostro amico, s’è addormentato; ma io vado a svegliarlo». Gli dissero allora i discepoli: «Signore, se si è addormentato, si salverà». Gesù aveva parlato della morte di lui; essi invece pensarono che parlasse del riposo del sonno. Allora Gesù disse loro apertamente: «Lazzaro è morto e io sono contento per voi di non essere stato là, affinché voi crediate; ma andiamo da lui!». Allora Tommaso, chiamato Dìdimo, disse agli altri discepoli: «Andiamo anche noi a morire con lui!».
[ Quando Gesù arrivò, trovò Lazzaro che già da quattro giorni era nel sepolcro. ] Betània distava da Gerusalemme meno di tre chilometri e molti Giudei erano venuti da Marta e Maria a consolarle per il fratello. Marta dunque, come udì che veniva Gesù, gli andò incontro; Maria invece stava seduta in casa. Marta disse a Gesù: «Signore, se tu fossi stato qui, mio fratello non sarebbe morto! Ma anche ora so che qualunque cosa tu chiederai a Dio, Dio te la concederà». Gesù le disse: «Tuo fratello risorgerà». Gli rispose Marta: «So che risorgerà nella risurrezione dell’ultimo giorno». Gesù le disse: «Io sono la risurrezione e la vita; chi crede in me, anche se muore, vivrà; chiunque vive e crede in me, non morirà in eterno. Credi questo?». Gli rispose: «Sì, o Signore, io credo che tu sei il Cristo, il Figlio di Dio, colui che viene nel mondo». ]
Dette queste parole, andò a chiamare Maria, sua sorella, e di nascosto le disse: «Il Maestro è qui e ti chiama». Udito questo, ella si alzò subito e andò da lui. Gesù non era entrato nel villaggio, ma si trovava ancora là dove Marta gli era andata incontro. Allora i Giudei, che erano in casa con lei a consolarla, vedendo Maria alzarsi in fretta e uscire, la seguirono, pensando che andasse a piangere al sepolcro.
Quando Maria giunse dove si trovava Gesù, appena lo vide si gettò ai suoi piedi dicendogli: «Signore, se tu fossi stato qui, mio fratello non sarebbe morto!». Gesù allora, quando la vide piangere, e piangere anche i Giudei che erano venuti con lei, [ si commosse profondamente e, molto turbato, domandò: «Dove lo avete posto?». Gli dissero: «Signore, vieni a vedere!». Gesù scoppiò in pianto. Dissero allora i Giudei: «Guarda come lo amava!». Ma alcuni di loro dissero: «Lui, che ha aperto gli occhi al cieco, non poteva anche far sì che costui non morisse?».
Allora Gesù, ancora una volta commosso profondamente, si recò al sepolcro: era una grotta e contro di essa era posta una pietra. Disse Gesù: «Togliete la pietra!». Gli rispose Marta, la sorella del morto: «Signore, manda già cattivo odore: è lì da quattro giorni». Le disse Gesù: «Non ti ho detto che, se crederai, vedrai la gloria di Dio?». Tolsero dunque la pietra. Gesù allora alzò gli occhi e disse: «Padre, ti rendo grazie perché mi hai ascoltato. Io sapevo che mi dai sempre ascolto, ma l’ho detto per la gente che mi sta attorno, perché credano che tu mi hai mandato». Detto questo, gridò a gran voce: «Lazzaro, vieni fuori!». Il morto uscì, i piedi e le mani legati con bende, e il viso avvolto da un sudario. Gesù disse loro: «Liberàtelo e lasciàtelo andare».
Molti dei Giudei che erano venuti da Maria, alla vista di ciò che egli aveva compiuto, credettero in lui. ]


 

L'AMORE PER NOI SUOI AMICI CI RISUSCITA DALLA MORTE PER DONARCI UNA VITA NUOVA NELLA FEDE

 

29 MARZO 2020 ANTONELLO IAPICCA PAROLA E VITA

 

 

A Betania ci sei tu e ci sono io. E vicino c’è Gesù. A un passo dalla “casa del povero afflitto” che è la tua in questo tempo difficilissimo di coronavirus, c’è un “amico” che “desidera ardentemente mangiare la Pasqua con te”. Tutto quello che accade nell’episodio del Vangelo scorre su questo desiderio incontenibile di Gesù di fare Pasqua con noi, di rivelare “l’amore più grande, dare la vita per i propri amici”. E la vita si dà innanzitutto lasciando libero l’amico. Anche di morire. E questo Gesù fa quando sente che “Colui che Egli ama è infermo”. Gesù sa che la malattia dei suoi amici “non è per la morte, ma per la Gloria di Dio. Perché attraverso di essa il Figlio di Dio venga glorificato”. Per questo “rimane due giorni nel luogo dove si trovava”. Questo ci scandalizza, non riusciamo a comprendere come Dio possa, tante volte, non intervenire: “Lui, che ha aperto gli occhi al cieco, non poteva far sì che costui non morisse?”. Per vivere la Pasqua abbiamo bisogno che queste domande vengano alla luce e scoprire che, proprio “restando” lontano, Gesù si fa più vicino che mai. Lui è l’amico che non ci abbandona mai, l’unico che, lasciandoci liberi, ci accompagna nei suoi esiti più dolorosi, nel limite che il male fissa alla nostra esistenza. Gesù, infatti, non guarendo Lazzaro prima che morisse anticipa profeticamente il suo cammino verso il compimento del mistero pasquale. Gesù non tocca nulla, si umilia scendendo nella stessa impotenza di Lazzaro; lascia che muoia esattamente come farà con se stesso, nonostante le tentazioni del Getsemani e le parole provocatorie che gli avrebbero rivolto da sotto la croce. E’ lì che “doveva” arrivare, nella verità che è la realtà di ogni cuore. Il suo cammino nelle “dodici ore del giorno” conduceva alla “notte” di Lazzaro e di ogni uomo. “Lazzaro, il nostro amico si è addormentato. Ma io vado a svegliarlo”. Gesù offre così al Padre lo sguardo umano perché si posi su ogni Lazzaro illuminandolo di speranza. La fede è entrare in questo fascio di luce che scaturisce dagli occhi di Gesù, lasciarsi abbracciare dallo scorrere delle sue parole per giungere a guardare il limite, la morte, perfino il peccato e ricaccia l’uomo nella corruzione della carne, con gli occhi di Dio. Perché lo sguardo del Padre giunga nell'intimo, dice di fare una cosa che nessuno vorrebbe mai: “Togliete la pietra”. Ma come, “è morto da quattro giorni! Manda già cattivo odore”… E’ carne in via di putrefazione come la nostra. Ma è necessario quell’odore, perché è dove Cristo desidera ardentemente celebrare la sua Pasqua. E piange con noi lo spettacolo della nostra vita ridotta in macerie. Chi ha pianto con noi i nostri peccati? Nessuno! Li hanno giudicati, ci hanno fatto moralismi per indurci a liberarcene, ci hanno esclusi. Forse hanno pianto le conseguenze. Ma piangere gratuitamente, solo per raggiungerci con la misericordia, nessuno tranne Gesù e il suo corpo che è la Chiesa. Per questo Dio si è fatto uomo: per poter piangere i nostri peccati! Ma come, aveva detto che dormiva e che sarebbe andato a svegliarlo, si era presentato come la risurrezione e la vita, aveva chiesto fede in Lui, e ora, davanti alla pietra, scoppia in pianto? Senza quelle lacrime non ci sarebbe stato il miracolo. Senza la sua umanità non ci sarebbe stata per noi la possibilità di rivestirci della natura divina. Dio si è dovuto piegare a quelle lacrime per liberarci dalla fonte di ogni lacrima. Per ridestare Lazzaro doveva versare lacrime che, come le acque del battesimo, giungevano a bagnare di misericordia quel morto, per abbracciarlo nella sua vita. “Lazzaro vieni fuori!”, ha gridato Gesù, e quella voce piena della sua Parola, come un vaccino, smentiscono le parole con cui il demonio ci ha fatto peccare e precipitare nella morte. Non è vero che Dio non ci ama, è vero che ci ama infinitamente, sino a varcare per noi la soglia della morte. Quel grido anticipava e profetizzava la sua carne uccisa che sarebbe discesa nel sepolcro per unirsi alla nostra per ridestarla, con Lui, alla vita che non muore. Per questo Lazzaro sente; dorme infatti, in attesa del Liberatore. L’amore autentico apre il sepolcro, toglie la pietra, si lascia avvolgere dal fetore dell’altro per gridarci dentro: amico mio, vieni fuori! Coraggio, non temiamo, abbiamo solo bisogno di ascoltare la Parola creatrice di Dio, e, anche se chiusi in casa, non saremo più prigionieri di una tomba ma liberi di donarci, perché l'amore di Cristo vale più della vita stessa.