Pietro, a te darò le chiavi del Regno

Pietro

Vangelo Mt 16, 13-20
Tu sei Pietro, a te darò le chiavi del regno dei cieli.

Dal vangelo secondo Matteo
In quel tempo, Gesù, giunto nella regione di Cesarèa di Filippo, domandò ai suoi discepoli: «La gente, chi dice che sia il Figlio dell’uomo?». Risposero: «Alcuni dicono Giovanni il Battista, altri Elìa, altri Geremìa o qualcuno dei profeti».
Disse loro: «Ma voi, chi dite che io sia?». Rispose Simon Pietro: «Tu sei il Cristo, il Figlio del Dio vivente».
E Gesù gli disse: «Beato sei tu, Simone, figlio di Giona, perché né carne né sangue te lo hanno rivelato, ma il Padre mio che è nei cieli. E io a te dico: tu sei Pietro e su questa pietra edificherò la mia Chiesa e le potenze degli inferi non prevarranno su di essa. A te darò le chiavi del regno dei cieli: tutto ciò che legherai sulla terra sarà legato nei cieli, e tutto ciò che scioglierai sulla terra sarà sciolto nei cieli».
Allora ordinò ai discepoli di non dire ad alcuno che egli era il Cristo.


 
CON LE CHIAVI DEL CIELO LA CHIESA FA DEL MONDO IL TEMPIO DOVE CRISTO RISCATTA OGNI UOMO

 Il commento è quello corretto di Domenica 20 Agosto 2017, anche se l'intestazione del video fa riferimento a Mercoledì

 

Come Mosè, Pietro è scelto e chiamato per liberare gli uomini dalla schiavitù. Non a caso la moderna teologia liberale, quella protestante e il pensiero mondano rifiutano il primato di Pietro perché non credono più alla dottrina sul peccato originale. Poi, certo, vi sono altre implicazioni, ma il cuore della divisione tra i cristiani è la stessa che separa la Chiesa dal mondo, dalle sue ideologie e filosofie: il peccato originale. Per questo i protestanti hanno buttato via i sacramenti… Per questo oggi, anche tra i cristiani, pochissimi vi si accostano o, senza ormai comprenderne il senso, li reclamano a prescindere dal proprio cuore, quasi fossero un certificato che legittimi le proprie scelte e la propria vita. I sacramenti a timbrare e sigillare il peccato di Adamo... Il problema è proprio l’ignoranza dei cristiani e dei loro pastori, inzuppati nell’acido del buonismo della cultura contemporanea, figlio del teorema del “buon selvaggio” di Rousseau, secondo il quale l’uomo è buono per natura ed è corrotto solo dall’educazione e dalle strutture sociali, dal sistema. Infatti, molti interpretano le parole che Gesù rivolge a Pietro in un senso sociale, per cui la Chiesa dovrebbe impegnarsi a “sciogliere” gli uomini dalle catene dell’ingiustizia. In quante parrocchie la domenica si parla di peccato? Al massimo di peccato sociale e di strutture di peccato… E la gente torna a casa più intristita di prima, con un peso e un senso di frustrazione che lascia tutto com’è. Un marito, dopo essersi sorbito mezz’ora di omelia su mafie, politici, disastri ambientali e responsabilità da denunciare; dopo mezz’ora di parole vuote infarcite di spirito mondano, questo uomo potrà tornare a casa e umiliarsi di fronte a sua moglie? Certo che no… E così, pur andando a messa, finirà con il divorziare. Nessuno gli ha mai parlato di peccato, per questo, nessuno gli ha mai annunciato la vittoria di Cristo, la sua resurrezione come un evento per lui, per il suo matrimonio. Ma oggi la Chiesa ci annuncia di nuovo la Pasqua! Con le parole che rivolge a Pietro Gesù profetizza il suo Mistero Pasquale; non solo, ma ci rivela anche che il potere di vincere il peccato e la morte è stato dato a Pietro e alla Chiesa. Che essa esiste per liberare gli uomini e condurli, a poco a poco, in una vita nuova. La Chiesa Orientale ha sempre raffigurato la risurrezione di Gesù attraverso la sua discesa agli inferi. Ed è proprio a questo mistero della nostra fede che professiamo nel Credo, che dobbiamo andare per comprendere il Vangelo di questa domenica.  L’iconografia orientale raffigura Gesù luminoso della vita che non muore mentre passa e apre le “porte” degli inferi e prendere per mano Adamo ed Eva: il demonio è sotto le porte, schiacciato, con i suoi compagni. Gli stessi strumenti di tortura che l’avevano inchiodato alla Croce sono lì, nelle profondità dell’inferno. La “chiave” che ha aperto le “porte” è stata dunque la Croce, posata sulle sue spalle come era d’uso anticamente fare con le chiavi della città, molto grandi; ed era un segno di comando e di autorità: la Croce che ha accolto il sacrificio e la morte di Gesù ha avuto il potere di scardinare l’accesso alla prigione dove il demonio teneva segregati Adamo, Eva e i loro discendenti. Tu ed io. Ecco dunque "chi è Gesù": il Figlio del Dio vivente, il Messia che ha vinto il peccato e la morte! E’ vivo oggi, e “apre” oggi le “porte” che rinchiudono gli uomini nella paura che li spinge a peccare. Pietro lo ha conosciuto per una rivelazione speciale del Padre. Che significa? Che è stato chiamato a sperimentare la “beatitudine” alla quale ogni uomo è destinato, per pura Grazia prima di ogni altro uomo e per ogni altro uomo la discesa vittoriosa di Gesù agli inferi, ai suoi! E’ questa l’elezione della Chiesa, vivere un anticipo di “vita beata”, la vita nella fede, come un segno e una profezia per il mondo. Ed è la tua e la mia vocazione: sperimentare che Gesù ha vinto la morte con “carne e il sangue” uguali a tutti gli uomini. Ma senza la vita celeste dentro, “carne e sangue” non “rivelano” chi sia Gesù. Per “la gente” che ha solo quelle, Egli resta un “profeta”, uno speciale magari, e che insegnamenti sublimi, ma non è Dio.  Non ha cioè il potere di farmi risuscitare. Per la fede gli uomini hanno bisogno di Pietro e della Chiesa, dove sperimentare le “beatitudini”, ovvero la vita nuova di chi è stato liberato dalla prigione degli inferi. Per questo è necessario un lungo e serio cammino di fede, come vi era nella Chiesa primitiva. Non a caso, infatti, nel dialogo tra Gesù e Pietro si ode l’eco del rito battesimale: prima di immergersi nell’acqua, i catecumeni rinunciavano a satana e professavano la fede. Quella che professa Pietro, e che Gesù pone a fondamento della Chiesa, che avrà sempre la meglio su satana. E’ cristiano chi ha incontrato Pietro che viene ad “aprire” le porte dell’inferno, “sciogliere sulla terra” la carne dalla paura e dal peccato per “legarla in Cielo” a Dio per mezzo del potere di Cristo. E’ cristiano chi ha ricevuto, come Pietro, il nome nuovo, ovvero la vita nuova da sempre preparata per lui, in virtù della fede che ha dato il nome esatto a Gesù. Ciò è possibile solo attraverso un’adeguata iniziazione cristiana che, con la Parola e i sacramenti, sveli l’identità autentica di Gesù.  La Chiesa, infatti, ha le “chiavi” per aprire le “porte” che separano il Cielo dalla terra; per mettere cioè in una prospettiva divina e celeste gli affari dell’uomo sulla terra. La Chiesa ha la Croce gloriosa di Cristo per “legare e sciogliere”, agganciando all’eternità ogni istante della vita dell’uomo.

 

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