Benedetto colui che viene nel nome del Signore

Gesù entra in Gerusalemme

Vangelo - Anno B Mc 11,1-10
Benedetto colui che viene nel nome del Signore.

Dal vangelo secondo Marco

Quando furono vicini a Gerusalemme, verso Bètfage e Betània, presso il monte degli Ulivi, mandò due dei suoi discepoli e disse loro: «Andate nel villaggio di fronte a voi e subito, entrando in esso, troverete un puledro legato, sul quale nessuno è ancora salito. Slegatelo e portatelo qui. E se qualcuno vi dirà: “Perché fate questo?”, rispondete: “Il Signore ne ha bisogno, ma lo rimanderà qui subito”».
Andarono e trovarono un puledro legato vicino a una porta, fuori sulla strada, e lo slegarono. Alcuni dei presenti dissero loro: «Perché slegate questo puledro?». Ed essi risposero loro come aveva detto Gesù. E li lasciarono fare.

Portarono il puledro da Gesù, vi gettarono sopra i loro mantelli ed egli vi salì sopra. Molti stendevano i propri mantelli sulla strada, altri invece delle fronde, tagliate nei campi. Quelli che precedevano e quelli che seguivano, gridavano: «Osanna! Benedetto colui che viene nel nome del Signore! Benedetto il Regno che viene, del nostro padre Davide! Osanna nel più alto dei cieli!».


 

 

Commento di mons. Antonio Riboldi
Domenica delle Palme

Ci volle un gran coraggio - che è la natura dell'amore - da parte di Gesù per entrare in Gerusalemme quel giorno delle Palme. Lui sapeva molto bene e lo avevano avvertito i suoi, gli Apostoli, che il vaso dell'odio e della volontà di toglierLo di mezzo, in coloro che Gesù, disturbava, perché addirittura metteva in crisi la religione dei padri come da loro era interpretata e insegnata, ormai traboccava. Non si sapeva come questo odio potesse esplodere, ma gli Apostoli percepivano che questa volta poteva succedere qualcosa di tragico; certo non immaginavano neppure che sarebbe finita, come poi accadrà, con l'arresto, la passione e la morte in croce del loro amato Maestro. Eppure Gesù li aveva preparati alla Sua fine.

Aveva detto che Lui un giorno sarebbe salito a Gerusalemme e lì gli scribi e i farisei - ossia quei custodi della legge che Gesù non esitava a definire 'ipocriti' per il fatto che erano esigenti nel pretendere l'osservanza della legge, che trasgredivano con facilità, 'nascondendosi' dietro un'immagine di un Dio padrone e non il vero Dio d'Israele, che sempre è stato per il Suo popolo un Padre premuroso - innocente, Lo avrebbero fatto arrestare, flagellare e condannare a morte, con la sola colpa di essere la VERITA' e l'AMORE.

Più volte Gesù aveva affermato che sarebbe stato arrestato e messo a morte, ma che poi il terzo giorno sarebbe risorto, e, con la sua morte e resurrezione, avrebbe aperto a tutti la possibilità della resurrezione, la nostra resurrezione!

Chissà con quanta tristezza nel cuore Gesù andava con il suo pensiero alla sorte che gli sarebbe toccata. E fa una grande impressione, al solo leggere il Vangelo, pensare a Gesù che nella notte del Giovedì, dopo avere celebrato la Pasqua con i suoi, si ritira solo nel Getsemani a pregare, chiedendo la compagnia dei tre diletti apostoli: Pietro, Giacomo e Giovanni.

Quante volte, anche noi, nel momento del dolore e della prova, ci sentiamo come Gesù che suda sangue e cerca la compagnia e il sostegno degli amici, che erano a due passi da Lui.
Ma li trova addormentati. Era davvero solo a soffrire: una sofferenza che, sapendo quello che Lo attendeva, gli fa dire: 'Padre, se è possibile, passi da me questo calice '.
Una preghiera che, se fosse stata accolta dal Padre, avrebbe annullato la nostra possibilità di partecipare alla resurrezione.

Ma Gesù è l'Amore, un Amore che non conosce confini e limiti, ecco dunque la sua consapevole scelta e decisione, come uomo e come Dio: 'ma si compia in me la tua volontà".
Suscita tanta tristezza il racconto di Gesù che cerca conforto negli apostoli, che aveva scelto, con cui aveva condiviso tutto, volendoli in quel sublime momento vicino a Sé, e... li trova addormentati! Sono scene che richiamano tante volte la nostra storia nel dolore.

Quante volte cerchiamo compagnia e conforto e troviamo solitudine! E, ancor peggio, quante volte siamo 'addormentati' di fronte alle richieste di aiuto di chi è nel dolore!!
Quanti insegnamenti ci offre Gesù per la nostra vita, quando soffriamo o quando dovremmo essere un sostegno per chi soffre.

Ma Gesù conosce la nostra debolezza e non si scandalizza. Infatti solo qualche giorno prima della Sua Passione, si era abbandonato all'amore espresso da chi lo accoglieva portando le palme.
Oggi, ricordiamo quel momento di festa, in cui prevalse in tutti un senso o una voglia di pace.

E' bello anche per noi metterci al seguito di Gesù nel solenne ingresso in Gerusalemme.
Così lo racconta Marco:
"Quando si avvicinarono a Gerusalemme, verso Betfage e Betania, presso il Monte degli Ulivi, Gesù mandò due dei suoi discepoli e disse: 'Andate nel villaggio, che vi sta di fronte, e subito entrando in esso troverete un asinello legato, sul quale mai nessuno è salito. Scioglietelo e conducetelo. E se qualcuno vi dirà: 'Perché fate questo?' rispondete: 'Il Signore ne ha bisogno, ma lo rimanderà qui subito'.
Andarono e trovarono un asinello legato vicino a una porta, fuori sulla strada e lo sciolsero.
E alcuni dei presenti però dissero loro: 'Perché fate questo?'. Risposero: 'Il Signore ne ha bisogno, ma lo rimanderà qui subito' e li lasciarono fare.
Essi condussero l'asinello da Gesù e vi gettarono sopra i loro mantelli ed Egli vi montò sopra.
E molti stendevano i propri mantelli sulla strada ed altri delle fronde che avevano tagliate dai campi. Quelli poi che andavano innanzi e venivano dietro, gridavano: 'Osanna! Benedetto colui che viene nel nome del Signore! Benedetto il regno che viene, del nostro padre Davide! Osanna nel più alto dei cieli! '. (Mc. 11, 1-10)

E' stato davvero un atto di gioia e coraggio quello di Gesù, osannato da gente semplice che vedeva in Lui il Messia che suscitava tanta speranza: una speranza che non ha le sue basi nella pomposità degli uomini, che amano esibirsi, ma nella semplicità che ha radici nella povertà di spirito.

Sono davvero gli umili, la gente semplice, quella che, anche oggi, 'vede' oltre le apparenze e fa festa a Gesù, che è tra di noi.

Entrare nella vita, cavalcando un asino e attorniato da gente modesta, non so se possiamo chiamarlo, secondo i nostri parametri moderni, un 'trionfo'. Noi siamo abituati ad altro ed è per questo che non riusciamo a scorgere ed accogliere la bellezza della Pasqua.

Ma per i credenti ci si commuove oggi, celebrando la domenica delle Palme, anche solo tentando di intuire i sentimenti nel cuore di GESÙ, che, conoscendo le Scritture sul Servo sofferente, ben sapeva ciò che lo attendeva in settimana: non più la dolcezza e spontaneità dei 'piccolì, ma la furia dell'odio di altri che non Lo sopportavano.

Il racconto della passione di Gesù, che la Chiesa ci offre oggi, in chi sa entrare nello spirito del Vangelo, ha sempre un effetto profondo nel suo cuore.

Subito ci viene da identificarci con qualche personaggio che ha un ruolo, più o meno importante nella vicenda. Viene da chiederci "Io chi sono?". Forse Pietro che nel pericolo Lo rinnega? O Maria di Magdala che lo segue nella via del Calvario fin sotto la croce, condividendo dolore e umiliazione? O Pilato che si lava le mani per non avere fastidi, anche se questo suo non assumersi responsabilità, significa aprire la strada a ingiustizie e crimini? O forse, seppur in momenti diversi, un po' di ciascuno di loro vive in noi?

Per questo, nonostante le nostre fragilità e le nostre infedeltà, siamo chiamati, come ogni uomo, ad accompagnare Gesù sul Calvario, per essere inondati dal fiume di misericordia che sgorga dal suo costato. Sarà questo lo spirito con cui vogliamo vivere in questa settimana Santa?

Lo auguro di cuore a tutti per uscire 'nuovi', davvero risorti a vita nuova nella Pasqua.
Auguri di una buona e santa Settimana!

INVITO ALLA PARTECIPAZIONE, NELLA FEDE, AI RITI DELLA SETTIMANA SANTA.

Chiamiamo, quella che precede la Pasqua, Settimana santa, perché in essa non solo ricordiamo, ma siamo chiamati a partecipare alle stupende liturgie, in cui si compiono i Misteri che si celebrano. Partecipando alle varie celebrazioni, si ha come l'impressione di vedere all'opera l'amore di Dio, che, per associarci di nuovo alla Sua famiglia, 'si serve' del Figlio per farci persone nuove, degne di far parte della Loro stessa famiglia, compiendo atti che non sono un ricordo, ma memoria attuale e fondamenta della vita della Sua Chiesa.

Non è concepibile per un fedele fermarsi al 'folklore' esterno, che tante volte circonda le varie liturgie. Basta pensare ai cosiddetti 'sepolcri', che si allestiscono, la sera del giovedì santo, o alle tante 'scenografie' della Via Crucis nella notte della Pasqua di Resurrezione.

Sono simboli o rappresentazioni degli avvenimenti, ma occorre, nella fede, 'entrare e partecipare' alla grande Opera divina, al Mistero, che si compie.

Non dobbiamo restare solo spettatori, ma diventare credenti, che vogliono farsi coinvolgere, con tutto il loro essere, dal Mistero di Amore che è la Pasqua di resurrezione di Cristo e nostra.

GIOVEDÌ SANTO: in tutte le cattedrali delle Diocesi al mattino i presbiteri celebrano la festa del sacerdozio, alla presenza e in comunione con il proprio vescovo.
La S. Messa è detta del S. Crisma, perché vengono benedetti e consacrati gli OLI SANTI.
Alla sera vi è la solenne celebrazione Eucaristica, definita 'In Coena Domini', ossia 'nella Cena del Signore'. È la solennità della 'prima Comunioné della Chiesa, rappresentata dagli Apostoli, con il

Corpo e Sangue di Gesù, donato per sempre quella sera. Una Cena che è la grande manifestazione di Dio che si fa Dono, Pane di Vita, per noi: 'Mistero grande della fede'.

È qui che si misura quanto conta l'Eucarestia per noi: se poco o se tanto. Ognuno deve chiederselo. Durante la S. Messa vi è la lavanda dei piedi: da Gesù impariamo cosa voglia dire 'essere servi' del fratello, chinandosi con gioia per 'lavargli i piedi'. Non è dare cose, ma 'donare noi stessi', la nostra attenzione, il nostro ascolto, il nostro tempo, la nostra accoglienza....

Segue quindi l'esposizione del SS. mo Sacramento per l'adorazione, in quello che un tempo si chiamava 'sepolcrò.
Al Gloria vengono 'legate' le campane che non suoneranno più fino alla Resurrezione.

VENERDÌ SANTO: alle tre del pomeriggio si legge il Passio, quindi vi è il bacio della Croce, come atto di devozione ed amore e la S. Comunione. In tanti luoghi dopo si partecipa alla Via Crucis per le vie cittadine. Noi con chi siamo, il venerdì santo?

Con Maria, Giovanni e le donne a ricordare in Chiesa la passione e baciare il Crocifisso, in attesa della speranza... della resurrezione? O siamo vittime della paura, propria di chi fugge perché non trova più una ragione nella speranza e nel perdono? Ma, se così, dove possiamo andare?

Oppure, Dio non voglia, siamo tra quelli che giocano la vita sull'egoismo, a cui non interessa più che Dio abbia fatto dono del Figlio, per permetterci di uscire dal sepolcro dei nostri peccati e tornare a conoscere la vera vita, senza avere consapevolezza che questa è la vera strada per crocifiggersi... ma senza speranza?
Non si può conoscere la bellezza della vita, se non si conosce l'amore e..... Colui che è l'Amore! SABATO SANTO: la Chiesa, in attesa della resurrezione 'tace'. Normalmente verso mezzanotte si celebra la Pasqua di Resurrezione, preceduta dalle letture che sono il racconto dell'amore di Dio verso di noi. Si accende il cero pasquale che sarà esposto come segno di Cristo, Luce del mondo. Fino al canto del Gloria e il rinnovato suono delle campane, espressione della gioia ritrovata per la Resurrezione del Maestro, anticipazione della nostra stessa resurrezione.

SONO GIORNI CHE RACCONTANO, CELEBRANO E FANNO MEMORIA - CIOÈ ATTUALIZZANO - LA NOSTRA. SALVEZZA. È UN GRANDE ATTO DI FEDE E DI RINGRAZIAMENTO PARTECIPARE.
Noi ci saremo?

Invochiamo lo Spirito, che ci introduca nel cuore del Mistero della Settimana santa.
Consentiamo a Dio, con fiducia nella Sua Misericordia, di operare nella nostra esistenza, donandoci la Sua pienezza di Vita eterna, oggi quaggiù e domani presso di Lui.

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