Vegliate, per essere pronti al mio arrivo

CristoPantocrator Kiko

Vangelo Mt 24, 37-44
«Vegliate, per essere pronti al mio arrivo...»

Dal vangelo secondo Matteo
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli:
«Come furono i giorni di Noè, così sarà la venuta del Figlio dell’uomo. Infatti, come nei giorni che precedettero il diluvio mangiavano e bevevano, prendevano moglie e prendevano marito, fino al giorno in cui Noè entrò nell’arca, e non si accorsero di nulla finché venne il diluvio e travolse tutti: così sarà anche la venuta del Figlio dell’uomo. Allora due uomini saranno nel campo: uno verrà portato via e l’altro lasciato. Due donne macineranno alla mola: una verrà portata via e l’altra lasciata.
Vegliate dunque, perché non sapete in quale giorno il Signore vostro verrà. Cercate di capire questo: se il padrone di casa sapesse a quale ora della notte viene il ladro, veglierebbe e non si lascerebbe scassinare la casa. Perciò anche voi tenetevi pronti perché, nell’ora che non immaginate, viene il Figlio dell’uomo».


Commento di mons. Antonio Riboldi

 

Fratello, è tempo di svegliarsi

Nella vita occorre avere il dono della sapienza, che ci suggerisce come 'interpretare' o 'dare senso e verità' alla vita quotidiana.
Tanti di noi, a volte, si soffermano con preoccupazione sul passato, quando si accorgono di avere usato male il dono del tempo e della vita, e non sanno come uscirne, temendo il giudizio di Dio.

Ci sono quelli che, invece, non ci pensano affatto, né al passato, né al futuro, ma vivono senza darsi pensiero di quello che avverrà 'dopo', che è ciò che conta!

E ci sono anche quelli - nascosti, ma sono più di quanto si pensi - che vivono come un andare incontro a Gesù che viene.
La saggezza, che dovremmo avere, ci dice che:

  • Il passato è alle nostre spalle, buono o cattivo che sia. È la memoria della nostra vita cui dovremmo guardare, per non ripetere gli errori e, non potendo cancellarli, affidarlo all'infinita Misericordia di Dio.
  • Il futuro è avere sempre lo sguardo puntato sull'eternità, che è l'incontro con Dio.
  • Nelle nostre mani c'è solo l'attimo presente, in cui possiamo fare tutto il bene possibile o...viceversa!

Abbiamo dunque una sola responsabilità: imparare a vivere ogni istante, come l'unica opportunità di dire 'sì' a Dio. Ed è possibile e doveroso!

In questo ci aiuta la liturgia della Chiesa, che invita ad iniziare da capo, seguendo la Storia della Salvezza. Infatti oggi la Chiesa dà inizio al tempo di AVVENTO, ossia l'attesa della venuta del Signore, vero inizio di una storia nuova dell'uomo, che, 'ingannato dal serpente, il più astuto degli animali', aveva rifiutato Dio per 'farsi Dio', ritrovandosi 'nudo' in tutto, - il peccato originale - con un'esistenza che, senza Dio, non aveva e non ha senso.

Il grido accorato di Dio, che si era visto tradito dalla creatura più amata, noi, tanto da formarla 'a sua immagine e somiglianza', per renderla partecipe del Suo infinito Amore, in cui è la sola felicità - 'Uomo, dove sei?' - sembra risuonare ancora oggi su tutti, perché ognuno di noi è 'una novità', come lo fu Adamo. La stessa origine, la stessa prova!

Quante volte dobbiamo rispondere al Padre: 'Mi sono nascosto, perché sono nudo!'.
E non è questa la grande infelicità dell'umanità che, a volte, diviene un baratro di ferocia, l'opposto della bellezza e bontà dell'amore? Ma se l'uomo rifiuta Dio, il Padre non si rassegna, perché è Amore e 'pensa' la sua offerta di riconciliazione. Questo tempo di Avvento è l'attesa incredibile che Dio venga tra di noi, come uno di noi, donandoci il Figlio, fattosi uomo per salvarci.

Chi di noi ha familiarità con la Sacra Scrittura, non può che rimanere sorpreso dalla lunga preparazione di Dio per il nostro ritorno a Casa. Dalla chiamata di Abramo, nel Vecchio Testamento al dono di Gesù, che si fa uno di noi, vive con noi e alla fine darà addirittura la sua vita in croce per farci entrare nella vita eterna e così riaprire la porta del Cielo a tutti noi, se lo vogliamo.

È stato un lungo dialogo, un'alleanza spesso disattesa dagli uomini, che si è mantenuta per la fedeltà del Padre. È lo stesso incontro e dialogo del Padre con ciascuno di noi, in cui manifesta una fiducia piena e offre come garanzia il Suo stesso amore, essendo noi così fragili e discontinui nella fedeltà. Ha dell'incredibile che Dio ami così tanto l'umanità, che ci ami così infinitamente, personalmente, uno ad uno, nella nostra piccola e pur così grande esperienza umana. Il salmista si chiede: 'Ma chi è l'uomo perché Tu, o Dio, di lui abbia così tanta cura?'. La risposta è meravigliosa nella sua semplicità: Dio ha cura di ogni uomo, perché siamo Suoi figli adottivi, in Cristo Gesù.

E un Padre non si dà pace se non ha con Sé, a Casa, tutti i suoi figli.
Ma, tante volte, forse anche noi, anziché aprire le porte del cuore a Gesù, che sta venendo, ripetiamo lo sbaglio dei nostri progenitori, cercando il Messia 'altrove' o 'in altro'.

Diceva Paolo VI: "Dobbiamo cercare Dio, perché gli uomini oggi tendono a non cercaLo più. Tutto si attende, ma non Dio. Anzi si nota quasi il proposito di escluderlo, di cancellare il suo nome da ogni manifestazione della vita, dal pensiero, dalla scienza, dalla società: tutto deve essere laicizzato non solo per assegnare al sapere e all'azione dell'uomo il campo loro proprio, ma per rivendicare all'uomo un'autonomia assoluta. Tutto si cerca, ma non Dio. Dio è perduto, come perduto è l'Eden. Ma perché non cercare Dio? Non è forse Dio 'un problema', se piace chiamarlo così, che ci interessa da vicino?.".

La verità è che l'uomo, perché figlio del Padre, anche se non vuole ammetterlo, sente, se è onesto, la nostalgia del Padre, a meno che il mondo, con l'astuzia del serpente, non sia riuscito a cancellare Dio e quindi renderlo 'nudo' e senza più casa e fine!

Fa davvero impressione, se abbiamo conservato un cuore aperto all'amore, vorrei dire 'esperto' di sete di amore e felicità, come Dio, che supera ogni nostra fantasia per la Sua onnipotenza e grandezza, ci ama così tanto, da non darsi per vinto, e continui a cercare in tutti i modi di farsi vicino, con la delicatezza dell'amore, che 'bussa', perché vuole suscitare il desiderio di Lui.

È il più grande male se non sentiamo più la nostalgia del Padre.

Il profeta Isaia annuncia così la bellezza della venuta di Dio tra di noi - tema dell'Avvento :
"Alla fine dei giorni, il monte del tempio del Signore, sarà saldo sulla cima dei monti e s'innalzerà sopra i colli, e ad esso affluiranno tutte le genti. Verranno molti popoli e diranno: 'Venite, saliamo sul monte del Signore, al tempio del Dio di Giacobbe, perché ci insegni le sue vie e possiamo camminare per i suoi sentieri'. Poiché da Sion uscirà la legge e da Gerusalemme la parola del Signore. Egli sarà giudice fra le genti e arbitro fra molti popoli. Spezzeranno le loro spade e ne faranno aratri, delle loro lance faranno falci; una nazione non alzerà più la spada contro un'altra nazione, non impareranno più l'arte della guerra. Casa di Giacobbe, venite, camminiamo nella luce del Signore". (Is. 2, 1-5)

E come a farci uscire da una pericolosa indifferenza o pigrizia nell'attendere e desiderare che Dio venga a noi con il Natale di Gesù, con forza, l'apostolo Paolo, così invita, scrivendo ai Romani:
"Fratelli, questo voi farete, consapevoli del momento: è ormai tempo di svegliarvi dal sonno,
perché adesso la nostra salvezza è più vicina di quando diventammo credenti.
La notte è avanzata, il giorno è vicino. Perciò gettiamo via le opere delle tenebre e indossiamo le armi della luce. Comportiamoci onestamente, come in pieno giorno: non in mezzo a orge e ubriachezze, non fra lussuria e impurità, non in litigi e gelosie. Rivestitevi invece del Signore Gesù Cristo". (Rom 15, 11-14)

Il rischio di 'banalizzare' il Natale, e quindi la sua Attesa, è forte.
Tanti vivono questo tempo prezioso di attesa del grande giorno del ritorno di Dio tra di noi, per darci la possibilità di gustare la gioia vera del cuore, come tempo di ricerca dei 'regali' da donare e a chi.

E così, la grande festa del Natale di Gesù può trasformarsi nella festa solenne del consumismo che, ancora una volta, ripete il dramma dei progenitori, che si lasciarono ingannare dal demonio.

Quando invece dovremmo avere desideri di gioia interiore, che ci fa diventare - noi - per l'accoglienza, 'grotta' di Gesù! Una gioia che è di quanti fanno della vita 'un'attesa di vedere il volto di Dio'. Anche l'invito, che ci fa Gesù, oggi, è chiaro:
"Vegliate, perché non sapete in quale giorno il Signore vostro verrà. Cercate di capire questo: se il padrone della casa sapesse a quale ora della notte viene il ladro, veglierebbe e non si lascerebbe scassinare la casa. Perciò anche voi tenetevi pronti perché, nell'ora che non immaginate, viene il Figlio dell'uomo". (Mt. 24, 37-44)

Tocca a ciascuno di noi prendere coscienza di questo tempo prezioso e programmare la vita del nostro spirito su questa grande Grazia che attendiamo. Immenso è il dono che il Padre ci fa', donandoci Suo Figlio, perché si dia il vero senso e la bellezza della vita con Lui.
È davvero una grande perdita non darGli il giusto posto, in questo tempo di attesa, che è la vita.

E Papa Francesco, nel libro 'Il cielo e la terra' afferma: 'Dio si fa sentire nel cuore di ogni persona... Lui stesso ci viene incontro, si rivela a noi, ci indica il cammino, ci accompagna, ci dice il Suo nome, ci guida per mezzo dei profeti. Noi cristiani crediamo che si manifesti e si consegni a noi tramite Gesù Cristo'.

Ecco dunque un tempo privilegiato, l'Avvento appunto, perché questa ricerca divenga più profonda, questa accettazione della rivelazione di Dio ci apra il cuore e guidi le nostre scelte, illuminando la nostra quotidianità, a volte troppo vuota e senza significato, e speriamo non troppo 'oscura'.

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