Pentecoste

pentecoste louvre

 Pentecoste, Jean Restout, (1732), Musée du Louvre, Parigi.

Vangelo Gv 7,37-39
Sgorgheranno fiumi di acqua viva.

Dal vangelo secondo Giovanni
Nell’ultimo giorno, il grande giorno della festa, Gesù, ritto in piedi, gridò: «Se qualcuno ha sete, venga a me, e beva chi crede in me. Come dice la Scrittura: dal suo grembo sgorgheranno fiumi di acqua viva». Questo egli disse dello Spirito che avrebbero ricevuto i credenti in lui: infatti non vi era ancora lo Spirito, perché Gesù non era ancora stato glorificato.

Commento di mons. Antonio Riboldi

La Solennità della Pentecoste potremmo definirla 'il Natale della Chiesa'. Sembra di assistere al racconto biblico della stessa creazione dell'uomo, quando Dio, dopo avere composto con il fango questo incredibile frutto della Sua fantasia, che è l'uomo, lo rese partecipe della sua vita divina, infondendogli il Suo stesso Spirito: 'alitò su di lui'.

L'uomo non può stare da solo. Ha bisogno di essere - e sentirsi - profondamente amato e, a sua volta, realizzarsi pienamente, amando. Senza l'amore l'uomo si sente paralizzato, è nulla.

Lo dice espressamente Gesù ai suoi discepoli: 'Senza di me non potete fare nulla... Io sono la vite e voi i tralci'.
E per dare un'immagine quasi visibile, che sia compresa dalla nostra mente, ci definisce 'dimora', in cui abita lo Spirito Santo, che diventa così l'anima della nostra vita.

Lo straordinario evento della discesa dello Spirito Santo sulla Chiesa, si rende visibile con le lingue di fuoco, che il giorno della Pentecoste si posarono sui Suoi discepoli, così che lo Spirito diviene l'anima della Chiesa stessa.

Così raccontano gli Atti degli Apostoli la discesa dello Spirito Santo:
"Mentre il giorno di Pentecoste stava per finire, si trovavano tutti insieme nello stesso luogo. Venne all'improvviso un rombo dal cielo, come di vento che si abbatte gagliardo, e riempì tutta la casa dove si trovavano gli Apostoli. Apparvero loro lingue di fuoco che si dividevano e si posavano su ciascuno di loro ed essi furono pieni di Spirito Santo e cominciarono a parlare in altre lingue, come lo Spirito Santo dava loro di potere esprimersi....". (At. 2, 1-11)

Ed immediatamente, trasformati, gli Apostoli comprendono in pienezza tutto quanto era accaduto e sono confermati nella fede in Gesù, il vero Messia, il Cristo risorto: questa certezza li investe di una forza a loro sconosciuta e si accompagna ad una straordinaria e nuova capacità di proclamare la Parola di Gesù, con incredibile coraggio, nelle stesse piazze da cui qualche giorno prima erano fuggiti per paura.
Ora lo Spirito Santo ha davvero 'preso dimora' in loro, le loro voci e i loro gesti sono guidati dalla Sua azione.

Non sono più quei poveri uomini pieni di sgomento, dopo la crocifissione di Gesù, ma sono 'nuove creature', capaci di affrontare tutto per amore del loro Signore, al punto di essere felici di 'essere oltraggiati per amore del Nome di Cristo'.
E questo accade a tutti coloro che accolgono la Buona Novella, che è Gesù vivo e risorto.

Basti pensare al grande apostolo delle genti, S. Paolo. Convertitosi al cristianesimo, inizierà un cammino di instancabile missione nel portare la fede in Gesù ovunque, accettando per Lui ogni tipo di sacrificio, fino a dichiarare: 'Non son più io che vivo, ma Cristo vive in me'.
È la fede e il coraggio che ha sostenuto e continua a sostenere i martiri, anche oggi, in tante parti del mondo. A volte, nella nostra debolezza, ci chiediamo come potessero - e possano! - questi nostri fratelli affrontare terribili torture, fino a dare la vita, sorridendo.
Sono comportamenti inconcepibili per l'uomo qualunque.

Come pure ci lasciano sconcertati e meravigliati l'esempio di tanti pontefici che per portare la Parola di Dio, non solo hanno parole suggerite dallo Spirito, che toccano il cuore, ma danno una svolta alla Chiesa. O ai tanti fondatori di Congregazioni o Istituti religiosi, che hanno ravvivato la fede di tanti fratelli e sorelle, disposti a seguirne le orme, convinti che fosse la strada sollecitata dallo Spirito, per realizzare la propria vocazione.

Basterebbe pensare a Madre Teresa di Calcutta. Ho avuto modo di fare conferenze pubbliche con lei ed assicuro che rimanevo impressionato dalla grandezza della sua santità.

Ma possiamo anche ammirare tanti cristiani di oggi che affrontano il mondo come un campo in cui seminare la fede e la carità, a volte anche a rischio della stessa loro vita.

Sono tante anche oggi, direi soprattutto oggi, le testimonianze della Presenza dello Spirito.
Forse ci soffermiamo troppo sul male degli uomini, che fa sempre tanto chiasso.

Impariamo a fissare lo sguardo su tanti, magari vicini a noi, che splendono per fede e bontà, frutto dello Spirito. È proprio vero il proverbio che dice: 'Fa molto rumore un albero che cade. È silenziosa la foresta che cresce'.

Credo proprio che la Pentecoste sia l'occasione per 'aprire i nostri occhi' sulla reale ed efficace Presenza dello Spirito Santo nella nostra vita, chiedendoci quale spazio gli lasciamo.

Mai avrei saputo immaginare la mia vita, come di fatto è stata. Poteva essere solo un racconto di momenti difficili, ed invece sempre il Signore ha operato. Mandato dall'obbedienza in Sicilia, in una parrocchia devastata prima da uno scandalo e poi dal terremoto, la paziente attesa e poi la convinta testimonianza di servizio, insieme ai miei confratelli rosminiani, hanno fatto spazio all'azione dello Spirito e quella parrocchia in pochi anni si è lasciata plasmare, diventando una comunità di fedeli.

Così come è accaduto quando Paolo VI mi chiese di essere vescovo di Acerra, che mancava di vescovo residenziale da dodici anni: una Diocesi con tanti problemi, non ultimi quelli della presenza della criminalità organizzata. Una Diocesi diventata un esempio, che ha saputo dare alla Chiesa stessa due suoi sacerdoti come vescovi.

Sì, dobbiamo credere fermamente e dare spazio nella nostra vita all'azione dello Spirito, l'Anima della nostra anima: un intervento straordinario quello dello Spirito, ieri, oggi, sempre nella Pentecoste della Chiesa.

Nell'omelia del 28 aprile, così si rivolgeva Papa Francesco ai cresimandi e cresimati - ed ognuno di noi lo è! -
'La novità di Dio non assomiglia alle novità mondane, che sono tutte provvisorie, passano e se ne ricercano sempre di più. La novità che Dio dona alla nostra vita è definitiva, apriamogli la porta... Il cammino della Chiesa, anche il nostro cammino cristiano, non sono sempre facili, incontrano difficoltà, tribolazioni... Seguire il Signore, lasciare che il suo Spirito trasformi le nostre zone d'ombra, è un cammino che incontra ostacoli, fuori di noi, nel mondo, ma anche dentro di noi. Ma queste tribolazioni, fanno parte della strada per giungere alla gloria di Dio.
Dio ci dà il coraggio di andare controcorrente... Non ci sono difficoltà tribolazioni, incomprensioni che ci devono far paura'. Ed ha aggiunto: 'Con lui possiamo fare cose grandi'.

Non stanchiamoci, dunque, di invocare lo Spirito Santo, con la Chiesa, uniti nella comunione dei Santi, oggi e sempre:
"Vieni, Spirito Santo, manda a noi dal Cielo un raggio della Tua Luce.
Vieni Padre dei poveri, vieni Datore dei doni, vieni Luce dei cuori.
Consolatore perfetto, Ospite dolce dell'anima, dolcissimo Sollievo.
Nella fatica Riposo, nella calura Riparo, nel pianto Conforto.
O Luce beatissima, invadi nell'intimo il cuore dei tuoi fedeli.
Senza la Tua Forza nulla è nell'uomo, nulla senza colpa.
Lava ciò che è sordido, sana ciò che sanguina, piega ciò che è rigido,
scalda ciò che è gelido, drizza ciò che è sviato.
Dona ai tuoi fedeli, che solo in Te confidano, i tuoi santi doni.
Dona virtù e premio, dona morte santa, dona gioia eterna".

E che oggi possiamo davvero gustare la Presenza dello Spirito e che sia grande festa per la Chiesa e per tutti noi, ciascuno di noi.

 

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