Vi lascio la pace, vi do la mia pace

ViLascioLaPace

Vangelo Gv 14, 23-29
Lo Spirito Santo vi ricorderà tutto ciò che io vi ho detto.

Dal vangelo secondo Giovanni

In quel tempo, Gesù disse [ ai suoi discepoli ]:
«Se uno mi ama, osserverà la mia parola e il Padre mio lo amerà e noi verremo a lui e prenderemo dimora presso di lui. Chi non mi ama, non osserva le mie parole; e la parola che voi ascoltate non è mia, ma del Padre che mi ha mandato.
Vi ho detto queste cose mentre sono ancora presso di voi. Ma il Paràclito, lo Spirito Santo che il Padre manderà nel mio nome, lui vi insegnerà ogni cosa e vi ricorderà tutto ciò che io vi ho detto.
Vi lascio la pace, vi do la mia pace. Non come la dà il mondo, io la do a voi. Non sia turbato il vostro cuore e non abbia timore.
Avete udito che vi ho detto: “Vado e tornerò da voi”. Se mi amaste, vi rallegrereste che io vado al Padre, perché il Padre è più grande di me. Ve l’ho detto ora, prima che avvenga, perché, quando avverrà, voi crediate».

Commento di mons. Antonio Riboldi

Credo che tanti di voi, miei amici, ricordiate le parole apparentemente 'dure' che il Santo Padre emerito, Benedetto XVI, disse, parlando della fede in Europa, arrivando al punto di definirla 'l'apostasia dell'Europa', ossia il rinnegare la propria adesione a Gesù, quella adesione che avevano formulato per noi nel giorno del Battesimo.

Quel grande giorno, abbiamo lasciato alle spalle una vita che si presentava piena di tentazioni terrestri, ma non portava alla vera ragione della nostra esistenza.

Chi di noi non prova tanta, ma tanta, tristezza, nel vedere, a volte, almeno la domenica, Chiese semivuote... perché si preferisce 'altro', come se contenesse anche solo un'ombra della felicità che solo Dio sa donare. Può essere chiamata vera vita quella di non sapere dove si va, con chi si va'

Tanta tristezza per un 'vuoto' interiore, che difficilmente si riesce a riempire, nasce proprio dal fatto che solo la presenza di Dio può colmare 'quel vuoto'. Senza contare le innumerevoli tragedie, dalle guerre alle povertà, alle sofferenze causate, che sono il vero 'buio profondo' dell'umanità.

Da qui forse nasce quello che il grande Papa Giovanni Paolo II, nella sua enciclica 'Terzo millennio' scriveva: "Sì, carissimi fratelli e sorelle, non è forse un segno dei tempi che si registri oggi, nel mondo, nonostante gli ampi spazi di secolarizzazione, una diffusa esigenza di spiritualità, che in gran parte si esprime proprio in un rinnovato bisogno di preghiera'".
Così come è diffusa la voglia che qualcosa cambi per fare posto alla serenità, alla speranza.

E tornano sulle labbra le parole di Pietro, dopo che tutti si erano allontanati da Gesù, nel momento in cui ci prometteva di essere con noi, sempre, nella Eucaristia.

A Gesù che forse aveva letto lo sconcerto degli Apostoli, dicendo: 'Ve ne volete andare anche voi''. Pietro aveva risposto: 'Signore, da chi andremo' Tu solo hai parole di vita eterna'.

È proprio il momento di interrogarci seriamente sul nostro seguire Gesù, affidandoci a Lui totalmente, mente e cuore, per essere uomini nuovi.

Quante volte, come vescovo, ho incontrato persone che in un momento di sincerità, quando tutto si svela per quello che è, sentivano l'amarezza della solitudine o, ancor peggio, il non trovare più amici veri cui affidarsi, con cui camminare, non per le vie del mondo, ma quasi sfiorando la terra, con il cuore rivolto al cielo. Sono i momenti in cui Dio si fa vicino e cerca con amore di farsi strada per dirci che Lui c'è, è con noi. E lo fa con la dolcezza dell'amore, che fa appello alla nostra libertà, perché seguirLo e amarLo è questione di amore e quindi di libertà.

La Chiesa fa precedere questo tempo dopo Pasqua, prima della Pentecoste, quando inizierà il meraviglioso pellegrinaggio dell'umanità verso il Cielo, da una serie di incontri ed insegnamenti di Gesù ai Suoi.

Li aveva scelti Lui, amando in loro quella semplicità di cuore, dove non può avere posto la superbia dell'uomo: una semplicità che si fa povertà di spirito: una povertà che è 'apertura al bello, alla Grazia'. C'era stato il momento della prova e della paura: la passione e morte in croce del Maestro.

Quel venerdì santo che sembrava chiudere gli animi generosi alla speranza.
Poi 'era esplosa' la Pasqua, in cui Gesù Risorto aveva dato inizio 'al giorno della creazione nuova, un giorno che non conoscerà tramonto'. Ma giungerà anche il momento in cui Lui, apparentemente, li lascerà, per ascendere al Cielo.

Così ce ne parla Giovanni, l'apostolo che Gesù amava:
"Gesù disse: 'Se uno mi ama, osserverà la mia parola e il Padre mio lo amerà e noi verremo a lui e prenderemo dimora presso di lui. Chi non mi ama, non osserva le mie parole; la parola che voi ascoltate non è mia, ma del Padre che mi ha mandato. Queste cose vi ho detto quando ero ancora tra di voi, ma il Consolatore, lo Spirito Santo, che il Padre manderà nel mio nome, egli vi insegnerà ogni cosa, e vi ricorderà tutto ciò che io vi ho detto. Vi lascio la pace, vi do la mia pace. Non come la dà il mondo, io la do a voi. Non sia turbato il vostro cuore e non abbiate timore. Avete udito ciò che vi ho detto: vado e tornerò da voi. Se mi amaste, vi rallegrereste che io vado dal Padre, perché il Padre è più grande di me. Ve l'ho detto adesso, prima che avvenga, perché quando avverrà, voi crediate'. (Gv. 14, 23-29)

Difficile anche solo immaginare come gli Apostoli abbiano accolto queste parole di Gesù!
Possiamo immaginare la loro confusione, la stessa che prende a volte anche tanti di noi che, pur credendo, ci 'sentiamo' soli e, soprattutto nelle difficoltà più serie, pare che Dio non ci sia o non si interessi di noi.

Ancora peggio, 'non vedendo Dio', avviene oggi quello che così esprimeva Paolo VI in una omelia del 25 agosto 1970:
'Una delle tentazione circa la religione è quella che insinua nella mentalità moderna la persuasione che, tutto sommato, si può fare a meno di Dio e lo si può sostituire con altri valori. Cioè, si precisa, si può fare a meno della fede in Dio e della pratica religiosa che la fede richiederebbe. Non è una negazione assoluta, non è un ateismo radicale o razionale: è un disinteresse pratico, è un tentativo di fondare la vita su altre ragioni e beni, diverse da quelle religiose tradizionali'.

Gesù, oggi, ci dà l'indicazione per non smarrirci e cadere nella 'rete' di chi vorrebbe chiuderci il Paradiso. E la stella polare è la 'Parola fatta carne', è Gesù stesso.

In un'omelia della Messa a Santa Marta, Papa Francesco ha evidenziato:
"L'ha detto Gesù: 'Io sono la portà, 'Io sono il cammino', per darci la vita. Semplicemente. E' una porta bella, una porta d'amore, è una porta che non ci inganna, non è falsa. Sempre dice la verità. Ci sono forse 'sentieri' più facili, ma sono ingannevoli, non sono veri: sono falsi. Soltanto Gesù è la strada".

È incredibile questo immenso dono che Gesù ci fa: accogliendolo fare carne della vita la Sua Parola! "Se uno mi ama, osserverà la mia parola e il Padre mio lo amerà e noi verremo a lui e prenderemo dimora presso di lui".
Ricordo Clemente Rebora, un cristiano che veramente era 'testimone di Dio' per la sua vita ispirata, che lasciava in tutti come uno sprazzo di luce, quando lo si incontrava o si parlava con lui.

Portava sempre con sé un libretto, tenuto assieme da un laccio. Ogni tanto lo apriva e si immergeva in una lettura, da cui sembrava farsi illuminare. Pensavo spesso alla natura di quel libretto, così gelosamente custodito e compagno dei tempi di silenzio. Gli chiesi un giorno se poteva almeno dirmi il titolo del libro. Mi rispose con la semplicità del 'bambino che si affida a Dio': "E' il Vangelo: luce dei miei passi, meraviglioso suggeritore degli impegni della vita".

Oggi la Chiesa insiste, giustamente, sulla necessità non solo di riscoprire la necessità della Parola che, se accolta, ci fa diventare 'dimora di Dio', ma di farne 'una continua scuola di vita'. Da qui i 'centri di ascolto della Parola', che da anni si sono diffusi in tanti luoghi o 'le scuole della Parola'.

Credo che se c'è poca fede o se la fede, come affermava Paolo VI, sta lasciando il posto a suggestioni umane, lo si debba proprio a una profonda ignoranza della Parola stessa, che inevitabilmente non diventa più 'carne' o 'lampada dei nostri passi'.
Sfogliando tra i miei ricordi di vescovo tra la mia gente, uno dei momenti più belli era quello che riservavo, durante la visita alle comunità parrocchiali, ai cosiddetti 'centri di ascolto'.

Ci si radunava verso sera, presso un cortile o uno spazio che potesse accogliere, o presso una famiglia e, dopo la preghiera si introduceva la lettura del Vangelo. Si rimaneva in profondo ascolto, per un certo tempo, quindi si esprimeva ciò che Dio aveva suggerito ai singoli. E diventava un coro di 'scoperte dell'anima'. Quindi si pregava insieme, alla luce della Parola.

Lì si toccava con mano quello che, oggi, Gesù dice a noi: 'Se uno mi ama, osserverà la mia parola e il Padre mio lo amerà e noi verremo a lui e prenderemo dimora presso di lui'.

Se ci pensate, amici, è proprio quello che insieme facciamo con la riflessione che avete davanti al monitor. Dalle tante e-mail, viene fuori che accogliere la Parola è, per tutti, fare esperienza di quello che dice Gesù: 'Il Padre vi ama....verremo e prenderemo dimora presso di voi'.

Per questo dico davvero una grande GRAZIE a DIO e a VOI, per questo dono, che certamente ci fa bene.

 

 

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