02/08 2013

Non temere; d’ora in poi sarai pescatore di uomini

TiFaròPescatoreDiUomini

Ti farò pescatore di uomini

Vangelo  Lc 5,1-11

Lasciarono tutto e lo seguirono.

Dal vangelo secondo Luca

In quel tempo, mentre la folla gli faceva ressa attorno per ascoltare la parola di Dio, Gesù, stando presso il lago di Gennèsaret, vide due barche accostate alla sponda. I pescatori erano scesi e lavavano le reti. Salì in una barca, che era di Simone, e lo pregò di scostarsi un poco da terra. Sedette e insegnava alle folle dalla barca. Quando ebbe finito di parlare, disse a Simone: «Prendi il largo e gettate le vostre reti per la pesca». Simone rispose: «Maestro, abbiamo faticato tutta la notte e non abbiamo preso nulla; ma sulla tua parola getterò le reti». Fecero così e presero una quantità enorme di pesci e le loro reti quasi si rompevano. Allora fecero cenno ai compagni dell’altra barca, che venissero ad aiutarli. Essi vennero e riempirono tutte e due le barche fino a farle quasi affondare.  Al vedere questo, Simon Pietro si gettò alle ginocchia di Gesù, dicendo: «Signore, allontànati da me, perché sono un peccatore». Lo stupore infatti aveva invaso lui e tutti quelli che erano con lui, per la pesca che avevano fatto; così pure Giacomo e Giovanni, figli di Zebedèo, che erano soci di Simone. Gesù disse a Simone: «Non temere; d’ora in poi sarai pescatore di uomini».  E, tirate le barche a terra, lasciarono tutto e lo seguirono.

Commento di mons. Antonio Riboldi

C'è una domanda che tante volte la gente rivolge a un sacerdote o a un giovane o una giovane che si sono dati totalmente a Cristo, per stare con Lui o essere mandati a donare Cristo, via, verità e vita. "Che cosa ci trova di così attraente nel fare la vita che fa? Non poteva scegliere qualcosa che desse più soddisfazione?" Forse tanti rimangono stupiti dal "nulla" apparente che pare si abbia seguendo Cristo. La meraviglia, che si fa domanda, nasce probabilmente dal confronto con quanto invece offre la vita totalmente spesa in questo mondo e per questo mondo: una vita che può attrarre, per i tanti idoli che si fanno amare con facilità, lasciandoti magari tante volte un grande vuoto nell'anima...come se la vita fosse un peso. 

La risposta che do è molto semplice: "Chi mi attrae, fino alla follia del donarsi a Lui totalmente, è Gesù. Non è quindi la tentazione di prestigio o potenza, ma è la Persona più desiderabile che si possa incrociare sulla strada della vita; un Dio che offre spontaneamente e generosamente il suo amore - incredibile! - come unico bene. E ci pare poco? Ma è un Bene tanto grande che fa letteralmente sparire tutti gli altri cosiddetti beni". 
Difficile quindi decifrare il "cielo" che appare negli occhi di una persona, che Dio ha chiamato a seguirLo e starGli vicino. Difficile forse entrare nel cuore tanto ingrandito dall'amore di Cristo. Difficile spiegare tutto ciò che si vive, quando ci si è fatti prendere totalmente da questo amore. E' come cercare di spiegare il Paradiso. 

L'Evangelista Luca oggi ci descrive minuziosamente la chiamata di Pietro e dei primi apostoli: una chiamata fondamentale per la vita della Sua Chiesa e quindi di tutti gli uomini. Pietro era un semplice pescatore che, per di più, quella volta veniva da una pesca fallimentare. Aveva faticato tutta la notte sul lago di Tiberiade che lui conosceva perfettamente. Era, in fondo, l'unica scelta di vita che poteva fare vivendo a Cafarnao sul lago di Tiberiade. 

Un buon pescatore non esce mai in mare se non ha la quasi certezza di tornare con le reti se non piene, almeno con una buona dose di pesci, che permetta a lui di vivere. Non era una grande "sistemazione", come oggi sognano tanti. 
Era in fondo il desiderio di sopravvivere almeno dignitosamente. "Maestro, dice a Gesù che gli chiedeva la barca per potervi salire e quindi da lì predicare il Vangelo, abbiamo faticato tutta la notte e non abbiamo preso nulla". 
Che terribile quel "nulla", che significava un fallimento, totale, mortificante. 

Ma Gesù vuole dare un segno della sua divinità a Pietro, proprio nel campo della sua competenza. "Prendi il largo e cala le reti". E incredibilmente Pietro, con i suoi compagni di lavoro, mette in disparte il suo fallimento e dà fiducia alle parole di Gesù: "Sulla tua parola getterò le reti". 
E' stupendo questo atteggiamento di Pietro. Aveva mille e una ragione per essere furibondo contro se stesso, il mare, e contro ogni speranza: perché trovarsi con le mani vuote, dopo una grande fatica, è come avere le gambe rotte e non aver più voglia di camminare. Supera invece se stesso e con la docilità di un bambino, fidandosi della parola di UNO, che in fondo conosceva forse di vista o per la fama che circondava il Maestro, ma con il quale, sembra, non aveva ancora grande familiarità, torna in mare avventurandosi al largo, dove si misura capacità e coraggio di sperare. 
"Presero una quantità di pesci - racconta Luca - tanto enorme che le reti si rompevano" (Lc. 5,1-11). 

Un fatto questo che intacca la dura crosta del pescatore, che si getta in ginocchio e così confessa la sua povertà di uomo, che poi è la nostra povertà di fronte alla potenza di Dio ed al suo amore. "Signore, allontanati da me che sono un peccatore". Come a mettere in guardia Gesù da non porre in lui alcuna fiducia perché era "un buono a niente", "un peccatore". Stupenda confessione! 

Ed è pronta la risposta di Gesù, che a sua volta getta le sue ineffabili reti verso Pietro, Giacomo e Giovanni: "D'ora in poi sarete pescatori di uomini". 
E' un poco la storia di quanti Dio ha chiamato per essere pescatori di uomini. O, se volete, di ogni battezzato, a sua volta chiamato e scelto da Gesù a seguirLo nel battesimo e più tardi nella Cresima. Tutti invitati a "gettare le reti al largo". Il risultato non verrà mai dalle nostre capacità di "peccatori", ma solo dalla fede sulla Sua Parola. 

E' davvero confortante sentire la dolcezza di essere chiamati da Lui. A volte per "stare totalmente vicini a Lui", nella contemplazione, per gustare l'ineffabile gioia di essere da Lui amati. A volte, invece, chiamati a gettare le nostre reti su questa umanità, che è diventata un mare inquinato da mille veleni, dove è difficile, a volte, che sopravviva ogni forma di vita, quella vera che è da Dio. E' facile essere presi dalla paura o dallo scoraggiamento. 

Quante volte sentiamo dire: "Non so più cosa fare per mio marito, per i miei figli, per i miei amici, per la mia comunità". Sono le confessioni di tanti sposi, che vedono il loro matrimonio andare in frantumi, come fosse una brocca da quattro soldi e quindi fragilissima. Sono le confessioni di tanti genitori che vedono i propri figli, nonostante la grande fatica di una educazione che sembrava sana, scegliere strade che vanno da nessuna parte o meglio portano lontanissimo da quello che si era loro dato...come se la grande fatica fosse approdata a nulla, come la pesca di Pietro. Quanti sacerdoti o educatori, vedendo le loro fatiche fruttare poco o nulla, sono entrati nello scoraggiamento. 

Avevo lavorato sodo a Santa Ninfa', ivi mandato dalla obbedienza, nel 1958, con due miei confratelli. Ce l'avevamo messa tutta. E quando sembrava che le reti fossero piene e quindi si potesse andare a riva, ci pensò il terremoto del gennaio '68 a mandare tutto in frantumi. E mi sono sentito come Pietro, con le "reti vuote". Capii allora che era giunta la mia ora di "peccatore". Me lo ricordo come fosse oggi, quella notte, ritto davanti ad una meravigliosa Chiesa, frutto di tante fatiche, andate in frantumi, e sentirmi un nulla. Fu allora che mi vennero in mente le parole di Gesù: "Prendi il largo e getta le reti". E non ho ancora finito di tirare a riva la barca...ma vi assicuro, sulla Parola di Gesù, so che Lui mi ha fatto trovare tanti, ma tanti frutti. 

Il nostro, quello che viviamo in ogni campo della vita, sembra proprio un tempo di fallimenti, e non solo quelli industriali, che si possono riparare, ma soprattutto quelli dell'anima. Ma è anche il tempo di "prendere il largo", ossia di accettare le grandi sfide che la società ci pone in ogni settore. 
Si ha l'impressione che tutto vada male. E può darsi che tanto non vada bene. E' sempre stato così, nella storia dell'uomo. Ma è anche il meraviglioso tempo del coraggio di "prendere il largo", ossia il tempo delle sfide che il Vangelo suggerisce e la Grazia favorisce. 

E' il tempo di affidarsi alla Parola del Maestro che ci chiama e invita a "andare oltre", fidandosi però di Dio, che non ha certamente paura delle povertà dell'uomo. Il tempo dei grandi progetti di civiltà dell'amore. Non è lecito, a chi ha buona volontà, svendersi alla rassegnazione, stare alla finestra per contemplare nauseato i tanti mali di ogni giorno. E' tempo di scendere tra la gente e di avere il coraggio dei martiri. Stare con le mani in mano, solo per esprimere sdegno, non serve. L'uomo, la povertà dell'uomo, attende chi gli si faccia vicino e si faccia con lui compagno sulla barca di Pietro, che si muove "dietro la Parola di Gesù". 

Tempo di allargare le ali e volare, perché il cielo della speranza e del bene è immenso, per tutti...anche oggi: il solo cielo che dona speranza. 
Non c'è che da avere la fede di Pietro e muoversi. Ma abbiamo il coraggio di Pietro?