I doni dell'Eucarestia

eucarestia

Gli effetti dell'Eucarestia - Mons. Guglielmo Giaquinta

Dobbiamo vedere che cosa l’Eucaristia può fare in noi, che cosa deve fare in noi e, quindi come mai l’Eucaristia, il Corpo di Cristo che noi mangiamo, il Sangue del Signore che noi beviamo, non producono quegli effetti che invece dovrebbero produrre. Ecco la domanda: dove ci può portare l’Eucaristia?

Dovremmo analizzare a fondo il nostro organismo soprannaturale, il problema della grazia santificante, della grazia sacramentale, delle grazie attuali e vedere come il Signore, attraverso la sua azione molteplice, arrivi alla nostra anima e sia continuamente ricurvo sopra di noi per donarci incessantemente i suoi doni. Ma la maggior parte dei suoi doni arrivano a noi attraverso l’Eucaristia.

La Trinità è presente in noi attraverso la grazia santificante suscettibile di aumento. Dio è presente in noi, ma può essere sempre più presente e questa presenzialità di Dio in noi può aumentare quasi all’infinito. Quindi, quanto più noi mangiamo dell’Eucaristia, tanto più aumenta in 

noi la grazia santificante, tanto più aumenta in noi la presenzialità trinitaria: lo Spirito Santo è più presente in noi, noi diventiamo gradualmente sempre più templi di Dio e dello Spirito Santo e di Gesù Eucaristia, che ci dona la intera Trinità.

Secondo elemento: l’Eucaristia aumenta il fervor charitatis. Che cosa è il fervor charitatis?
Quando noi facciamo una cosa la facciamo forse con sforzo, con sacrificio, ma se poi la ripetiamo, quella cosa diventa più semplice, più facile, forse più gustosa. Nel campo del soprannaturale avviene il medesimo fenomeno: se continuiamo a ripetere una virtù, a esercitarla, essa ci diventa più  semplice, più facile perché abbiamo acquistato l’habitus, l’abitudine, che si chiama abito operativo naturale, cioè noi naturalmente abbiamo acquistato accanto alla virtus della fede una virtù naturale della fede, un abito naturale; accanto alla virtù della carità, ripetendola noi acquistiamo una facilità, una dolcezza, ed è quello che chiamiamo il fervor charitatis, il fervore, l’intensità dell’amore.Ecco il secondo effetto della santa Comunione.

 S. Tommaso parte da questa considerazione: in noi ci sono sostanzialmente tre miserie: il vincolo della colpa, la mancanza della grazia, la piaga della morte. La colpa produce immediatamente la mancanza della grazia; in conseguenza, la morte. Ciascuno di questi tre punti si
suddivide in altri quattro: contro ciascuna di queste miserie esiste il rimedio portato dal Corpo di Cristo.

Prima quattuor mala nostra sive languores sunt quasi vincula culpae - i primi nostri quattro mali, le nostre quattro debolezze, sono il vincolo della colpa, cioè la tentazione del demonio, il fomite che ripugna alla grazia, il cuore macchiato, il Creatore offeso (ecco la realtà del peccato, il demonio, la nostra carne, il nostro cuore, l’effetto: Dio che viene offeso).

Contra haec valet fructus Virginis, scilicet Corpus Salvatoris - contro questi quattro mali ha un effetto, ha una potenza il
frutto della Vergine, cioè il Corpo del Salvatore. Contro la tentazione del demonio, l’Eucaristia, che è il pane dei forti, Gesù vivente, il quale
fuga Satana; contro la ripugnanza della nostra carne (effetto specifico del peccato originale è stato lo scatenamento delle passioni), l’Eucaristia che, come vedremo, ha una particolare azione purificante sul nostro corpo fisico (le passioni vengono domate, dominate, addolcite attraverso l’Eucaristia). Contro la macchia del cuore ha valore l’Eucaristia, in quanto ci mette sulla linea del vero amore e ci toglie il cor lapideum, il cuore di pietra, dandocene uno di carne sensibile, il Cuore di Cristo. Contro l’offesa del Salvatore vale l’Eucaristia, la quale ci riappacifica con Lui ed è contemporaneamente sacrificio di propiziazione.

 È questo il primo male, ma c’è il secondo: la mancanza di grazia. Alia quattuor mala nostra sive languores, sunt defectus gratiae, quibus multae laborant animae. La mancanza della grazia, che purtroppo in molte anime ha quattro conseguenze; mancanza, cioè, della conoscenza di noi
stessi per il peccato; in dilectione proximi - non amiamo il prossimo: in sapore spirituali, non abbiamo il gusto del soprannaturale; in consummatione boni, non riusciamo a condurre a termine le opere buone. Contra haec valet fructus ventris Virginis - contro queste cose ha potenza il frutto del seno di Maria, cioè il Corpo di Cristo. 

La conoscenza di noi, perché al contatto con Gesù Eucaristia vediamo la nostra nullità: Lui che tanto grande si è annientato, Lui che così in alto ci ha condotti attraverso il contatto eucaristico. In dilectione proximi, perché il nostro cuore sarà infiammato dall’amore verso il prossimo,
in cui vive Gesù Eucaristia. In sapore spirituali, perché quando noi facciamo le cose per amore di Gesù Eucaristia e con il suo aiuto, tutto acquista un sapore diverso. C’è proprio il dono della sapienza che è unito all’Eucaristia: Sapientia viene da sapere, assaporare qualcosa che è dolcemente gustoso. Le nostre azioni hanno il gusto dell’Eucaristia; hanno un significato, una realtà, altrimenti diventano fredde, aride, scipite. In consummatione boni, in quanto attraverso questo aiuto noi riusciamo ad andare fino in fondo nel bene, nell’amore, nella donazione. Ecco altri quattro punti che si oppongono a queste nostre miserie.

Infine, ricordando che l’ultimo grande male è la morte, che si suddivide in altri quattro mali, abbiamo altri quattro frutti: Postrema mala nostra sunt debitum mortis aeternae, il debito della morte eterna, defluxus bonae vitae, l’allontanamento della vita buona, exilium mundanae miseriae, questo mondo che è una valle di lacrime, incineratio corporalis materiae, la nostra carne che deve essere ridotta in polvere e in cenere. 

Contra haec valet fructus ventris Virginis, contro queste cose ha potenza, ha efficacia il frutto del seno di Maria.
Contro il primo: debitum mortis aeternae, perché chi mangia la mia carne non morirà in eterno, quindi non ci sarà più pericolo della pena eterna. Contro il secondo: defluxus bonae vitae - e cioè che questa vita buona si allontana da noi, perché quando noi siamo con Cristo Gesù nella
Eucaristia non si può allontanare da noi la vita buona e la nostra non può essere una vita infelice, una valle di lacrime, perché abbiamo con noi la fonte della gioia.
Contro, infine, l’incineratio corporalis materiae il fatto cioè che il nostro corpo diventa cenere: chi mangia del mio corpo avrà la vita eterna - et Ego resuscitabo eum in novissimo die. Anche se ci sarà un passaggio momentaneo attraverso la cenere abbiamo però la certezza della
Risurrezione, perché Lui, Gesù Eucaristia, è la Risurrezione.

Ecco dodici effetti dell’Eucaristia nella nostra anima e nel nostro corpo, anche se S. Tommaso continua ancora in questa elencazione.
Noi ci siamo fermati esclusivamente su di un punto, che è il mangiare Gesù, ma S. Tommaso ci ha ricordato che tre sono i momenti eucaristici: la consacrazione, la conservazione, o possessio e la consumazione, e tre miracoli ci sono per ciascuno di questi momenti.

L’Eucaristia mangiata dà questi effetti; l’Eucaristia posseduta quali effetti ha nella nostra vita? Il fatto, cioè, che Gesù Eucaristia sia in mezzo a noi, nelle nostre Chiese, accanto alle nostre case, quale conseguenza ha per la nostra vita?
È lo stesso per noi, stare o no in Chiesa, pregare in Chiesa o in casa, per esempio? Ecco la prima domanda.

La seconda è più generale: quale è il rapporto tra Gesù Eucaristia e le grazie attuali. Vi prego di notare che oltre alle grazie sacramentali ci sono quelle attuali. Noi siamo, direi, colpiti continuamente, incessantemente da parte di Dio da grazie attuali: momento per momento Egli agisce in noi non attraverso i sacramenti, che possiamo ricevere solo in alcuni determinati periodi, ma continuamente.

Qual è il rapporto esistente tra Gesù Eucaristia e le grazie attuali? Ebbene, un primo principio: come Gesù è la fonte della grazia santificante e come attraverso Lui noi abbiamo avuto la salvezza e la redenzione, così attraverso Lui abbiamo ancora ogni grazia che viene da Dio. Ogni grazia passa attraverso la strumentalità di Gesù: come quella povera donna, l’emorroissa, ebbe il miracolo attraverso il contatto fisico con l’orlo della veste di Gesù, così noi abbiamo tutte le grazie attraverso il Corpo di Cristo; come allora Gesù disse: Ho sentito una potenza taumaturgica, una virtù, uscire da me (Lc 8,46); così adesso ogni grazia è una virtù che esce da Lui e arriva a noi. Ogni grazia ci arriva attraverso Maria, indubbiamente, ma più ancora attraverso la causalità fisica, strumentale di Gesù; e siccome non esiste un doppio Gesù - il Gesù dell’Eucaristia e il Gesù glorificato - ma c’è l’unico Gesù che è in Paradiso, il quale ha trasformato in sé la sostanza del pane, così quando io parlo delle grazie che vengono a me attraverso il Corpo di Cristo devo dire che mi arrivano attraverso l’Eucaristia. Non esiste, in ordine attuale, grazia anche minima che non ci arrivi attraverso l’Eucaristia; anche quella che vi arriva nel segreto della vostra casa lontana dall’Eucaristia, dalla Chiesa, anche quella grazia vi arriva attraverso l’Eucaristia.

Ma si capisce che, se noi ci avviciniamo a Gesù Eucaristia, all’Ostia bianca, se noi andiamo fisicamente vicino a Lui, come allora la vicinanza fisica comportava di fatto una maggiore largizione di doni da parte di Gesù, così anche oggi: quanto più noi andiamo vicino a Lui e quindi in
chiesa, nel suo ambiente, alla sua presenza, tante più grazie riceveremo da Lui. Capite l’importanza dell’andare a trovare Gesù: non c’è semplicemente il problema della Comunione, della consumazione del suo Corpo, ma anche la possessio, la conservazione di Gesù.
Questo vuol dire amare Gesù nel Sacramento, non semplicemente come comunione ma come oggetto del nostro amore, e andare a Lui, parlare a Lui, esporre a Lui i nostri problemi con la certezza che, proprio perché andiamo a Lui, Lui ci darà grazie maggiori di quelle che non ci
darebbe se rimanessimo nelle nostre case.

Mons. Guglielmo Giaquinta, L’Eucaristia, inedito

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